Lavoro, l’Ipl: a Bolzano stress da record

Lo psicologo: In Austria, Germania e Svizzera (ma anche nel resto d’Italia) ci sono orari, ritmi e carichi di lavoro inferiori



BOLZANO. Stress da lavoro, l’Alto Adige è in testa alla classifica. Il dato emerge dallo zoom Ipl (Istituto promozione lavoratori) presentato ieri. «Per quanto riguarda i carichi di lavoro psichici che risultano dall’intensità del lavoro, come ad esempio ritmi di lavoro elevati, scadenze strette o giornate di lavoro di durata eccessiva, l’Alto Adige si trova in cima alla classifica dei paesi oggetto del confronto, Italia, Austria, Germania e Svizzera», annuncia lo psicologo del lavoro e ricercatore Ipl Tobias Hölbling. Per i carichi da situazioni emotive, la situazione è più confortante: in Alto Adige nemmeno un lavoratore su dieci teme di poter perdere il proprio lavoro entro i prossimi sei mesi, in Italia invece è il 21,1%. Chi siano i soggetti più colpiti e quali conseguenze possano avere i carichi di lavoro psichici, è riportato in dettaglio nello zoom Ipl, illustrato alla presenza dell’assessora Martha Stocker, sulla base dell’indagine Ewcs (European working conditions survey Alto Adige 2016).

È il settore «sanità e sociale» quello che vede la presenza del maggior numero di fattori di carico psichico. Infatti, nove fattori su undici presentano valori superiori alla media. Seguono l’alberghiero e la ristorazione nonché il manifatturiero, in cui si registrano cinque fattori di carico sopra la media. Il quadro più confortante si delinea all’interno del commercio, dell’amministrazione pubblica e dell’agricoltura. Carichi di lavoro psichici duraturi nel tempo si ripercuotono sia sulle condizioni di salute, sia sul benessere dei collaboratori: le conseguenze sono frustrazione, rendimento altalenante, aumento del numero di giorni di malattia fino ad arrivare al pensionamento anticipato dovuto a inabilità al lavoro.

Anche il buon funzionamento dell’azienda in generale viene compromesso. «La motivazione professionale diminuisce, come anche la qualità dei compiti svolti. I conflitti e le tensioni tra il personale aumentano. Tutto ciò comporta che gli obiettivi aziendali possano essere raggiunti solo aumentando le risorse materiali e temporali», sottolinea Hölbling. Di seguito alcuni risultati selezionati. Gli uomini sono più spesso alle prese con carichi legati all’intensità del lavoro (scadenze strette, giornate di lavoro di durata eccessiva). Le donne sono invece maggiormente esposte a carichi psichici riconducibili a situazioni emotive. Queste differenze di genere, viene sottolineato dall’Ipl, « sono in buona parte da ricondurre ad effetti di settore: laddove si è a contatto con le persone sono più frequenti carichi psichici per situazioni emotive. Si tratta proprio dei settori con una forte presenza femminile».

Gli occupati giovani presentano tassi di carico psichico più elevati rispetto ai più anziani: questo risultato è riconducibile al cosiddetto “effetto selettivo”, per cui con l’aumentare dell’età rimane attivo nel proprio mestiere (e quindi viene considerato nella presente indagine) solo chi ne è fisicamente e psicologicamente in grado. È interessante notare come il carico emotivo aumenti in funzione del grado d’istruzione. «Soprattutto i laureati provano un grado di precarietà del lavoro decisamente maggiore rispetto alle categorie con livello di istruzione inferiore: il 17,6% dei laureati percepisce il rischio di perdere il proprio posto di lavoro nel giro di sei mesi, a differenza del 6,7% delle persone con diploma di istruzione primaria», silegge nello zoom.

Il fenomeno di affrontare giornate di lavoro eccessivamente lunghe (superiori alle 10 ore) è più frequente per gli occupati autonomi (42,2%) rispetto ai dipendenti (10,1%). Allo stesso tempo i primi lavorano molto più spesso nel tempo libero (27,4%) rispetto ai secondi (8,8%), mentre risultano più di rado esposti a situazioni a forte carico emotivo durante il lavoro. «Contrastare e prevenire non necessariamente genera ulteriori costi monetari. Infatti, spesso è sufficiente agire sull’organizzazione, sulla partecipazione degli occupati nonché sulla cultura aziendale e dirigenziale», prende posizione la presidente dell’Ipl Christine Pichler.

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