Le imprenditrici: no alle quote rosa

Vogliono essere scelte perché sono brave e non perché sono donne. Le imprenditrici altoatesine bocciano le quote rosa: «Deve contare il merito, non il genere», dicono in coro



BOLZANO. Vogliono essere scelte perché sono brave e non perché sono donne. Le imprenditrici altoatesine bocciano le quote rosa: «Deve contare il merito, non il genere», dicono in coro chiedendo non tanto l'introduzione di nuove regole, ma un cambio di mentalità che altri Paesi come ad esempio quelli nordici hanno già adottato. Deborah Pirone, direttore tecnico della Piroche e componente del consiglio direttivo di Assoimprenditori, non ha dubbi: «Sono contraria alle quote rosa, anche se bisognerebbe distinguere tra settore pubblico e settore privato. Basta vedere i vertici delle aziende per rendersene conto, ma anche quelli di Confindustria: abbiamo Emma Marcegaglia presidente nazionale mentre Ilaria Vescovi fino a poco tempo fa era alla guida dell'associazione a livello regionale oltre che trentino. Detto questo, non mi scandalizza che il consiglio di amministrazione dell'A22 sia costituito da 14 uomini. L'importante è che siano stati scelti perché bravi e non per motivi politici o di altra natura».

Ragionamento che viene ribadito anche da Ester Brunini, vicepresidente dei giovani artigiani della Cna: «Sì alla meritocrazia, no alle quote rosa. Dico la verità: non ha senso riempire i cda con delle donne che magari non sono competenti solo perché lo impone una normativa. Meglio una regolamentazione più soft, come quell'adottata in Germania, dove il governo non obbliga le aziende a scegliere donne manager, ma ha avviato una campagna di sensibilizzazione in questo senso. Più che introdurre costrizioni e sanzioni a chi non rispetta le regole, bisognerebbe cambiare mentalità. Nel settore privato è già così, perché le aziende scelgono chi ha le competenze per ricoprire determinate posizioni, mentre per le aziende pubbliche forse non è sempre così. Ma questo è un problema che riguarda anche gli uomini: anche se il settore pubblico lo conosco poco, a volte si ha l'impressione che non sempre si scelga in base al merito».

Premiare il merito è quello che chiede anche Gabriella Boscheri, portavoce delle donne all'interno dell'Unione commercio: «Nel consiglio della Camera di commercio noi donne siamo in 3 su un totale di 48 membri. E se guardiamo ai numeri delle società pubbliche, la situazione non è molto diversa. Le quote rosa sono un punto di partenza, una regola che garantisce un minimo di rappresentanza. Nel settore privato la meritocrazia emerge di più, e anche noi donne siamo più rappresentate. Ma va anche detto che se ci sono poche manager, un po' è anche per autoesclusione. Molte donne non si ritengono capaci di gestire un ruolo dirigenziale e anche la famiglia e così magari rinunciano alla carriera».

Un aspetto, quest'ultimo, che evidenzia anche Elisabeth Oberrauch, da un anno membro del consiglio direttivo dell'azienda del padre Georg, "Sportler". «Da questo punto di vista - dice - io sono un'anti-femminista. Non è che le donne non hanno le possibilità di arrivare ai vertici, ma se faccio il confronto con le nostre aziende partner in Austria o Germania mi accorgo che lì ci sono più donne che scelgono di fare carriera. Da noi, così come nel resto d'Italia, si preferisce invece la famiglia. Ma io sono convinta che se una donna vuole arrivare ai vertici, ha le stesse possibilità di un uomo, anche se sul lavoro la maternità può rappresentare un handicap. È una domanda che facciamo anche noi come azienda quando reclutiamo le nostre collaboratrici e ovviamente vale anche per i posti apicali».

Coniugare famiglia e impresa non è semplice, conferma Deborah Pirone: «Ci vogliono tante energie, perché non è facile. Ma si tratta di una scelta di vita. Se decidi di fare l'imprenditrice, sai gli obblighi a cui vai incontro e sai anche che ti costerà qualche sacrificio in più anche in termini di tempo da dedicare alla famiglia. Si può fare, magari con l'aiuto dei nonni o grazie all'orario prolungato negli asili». (mi.m.)

© RIPRODUZIONE RISERVATA













Altre notizie

Attualità