Le violenze sugli animali in un libro-denuncia della Lav

Pienone l’altra sera alla Lub di Bolzano per «Oltre il filo spinato di Green Hill» Sotto accusa l’ostinazione negli esperimenti delle case farmaceutiche


di Massimiliano Anzil


BOLZANO. Violenze fisiche e psicologiche, esperimenti insensati, totale mancanza delle più elementari forme di cura ed interesse verso le proprie cavie. Queste le forti parole usate da Sandra Bortolin, moderatrice giovedì sera alla Lub, alla presentazione del libro denuncia «Oltre il filo spinato di Green Hill», che narra le famose vicende intorno alla battaglia civile e penale contro l'allevamento di Beagle a Montichiari (Brescia) e il futuro etico scientifico intorno a questo tema. In sala presenti i due autori del testo edito da Sonda, il presidente della Lega Antivivisezione (Lav) Gianluca Felicetti e la biologa specializzata in biodiversità Michela Kuan, entrambi protagonisti nella lotta all'ostinata sperimentazione animale da parte delle aziende farmaceutiche. Assistiti da una grande cornice di pubblico e dai consiglieri provinciali “verdi” Hans Heiss e Brigitte Foppa, sono stati spiegati gli eventi degli ultimi anni sul fronte della lotta alla vivisezione, partendo proprio dalla battaglia contro il centro allevamenti "Green Hill", conclusosi con la liberazione di 3 mila cani beagle, vicenda senza precedenti per il numero di cavie animali salvate e per la risonanza che l'evento ebbe sia a livello nazionale che internazionale. Ricordiamo soltanto l'attivismo del filosofo americano Steve Best e gli innumerevoli interventi parlamentari dell'allora ministro al turismo Michela Brambilla. «Aldilà della crudeltà del gesto - afferma Michela Kuan - il grande problema è che il metodo vivisezionista non è mai stato convalidato scientificamente, eppure è tuttora in uso in tutto il mondo». Il motivo di tale prorogato utilizzo sta - a parere della biologa - in diversi motivi, dai più classici interessi commerciali, con un esperimento su animali si può dimostrare qualunque cosa (dalla tossicità all'innocuità di una sostanza), di carriera, gli esperimenti su animali portano infatti a veloci pubblicazioni, e per inerzia scientifica, in quanto nelle università è utilizzato questo metodo da anni e nessuno possiede la volontà di evolverlo. «Ricordiamo che tutti i test sugli animali vengono poi ripetuti in toto sugli uomini, ma solo a farmaco pubblicato. Non sono pochi, tuttavia, i metodi alternativi alla sperimentazione animale, dai modelli informatici agli organi bioartificiali, dai test in vitro ai microchip».

Segue l'intervento del presidente Felicetti, che espone i risultati ottenuti dopo un decennio di lotte, a partire dalla "storica" sentenza del 23 gennaio 2015, che ha condannato a 3 anni e 6 mesi di reclusione Ghislane Rondot, amministratrice della Marshall Bioresources nel centro Green Hill e altri due collaboratori. «Grazie all’attivismo di Lav e al grande sostegno popolare, oggi l'Italia è un paese più civile, dove esiste il reato di maltrattamento sugli animali e per gli scienziati opporre l’obiezione di coscienza alla vivisezione, e dove le università iniziano a considerare metodi alternativi». L'Alto Adige non possiede alcun centro di sperimentazione animale ed è stata tra le prime province ad attuare la legge contro il loro maltrattamento. La missione per i prossimi anni della Lav starà nell'informare l'opinione pubblica sulle reali potenzialità dei metodi alternativi e la totale inutilità degli esperimenti animali, serviranno seri dibattiti televisivi, inchieste giornalistiche e interventi nelle scuole.

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