oggi a Bolzano

Libera di arrampicare. Nasim Eshqi: l'alpinista cha ha sfidato i pasdaran

La forte climber iraniana ospite dal Cai Bolzano al teatro di Gries. Si è opposta al regime, battendosi per i diritti delle donne



BOLZANO. Una serata importante quella organizzata dalla sezione di Bolzano del Cai per stasera, venerdì 12 aprile, alle 20.30, al Teatro comunale di Gries (galleria Telser): ospite l'arrampicatrice iraniana Nasim Eshqi. Verrà proiettato il film «Climbing Iran». La forte atleta presenterà anche il suo libro «Ero roccia ora sono montagna».

Nasim Eshqi è nata a Theran nel 1982. Tra le migliori arrampicatrici del mondo. Da anni è impegnata per i diritti civili delle donne. È l'unica climber iraniana a praticare l'arrampicata all'aperto. È un'alpinista che ha conquistato montagne, aperto oltre un centinaio di nuove vie dal Medioriente all'Europa (anche sulle Dolomiti), ma, soprattutto, grazie al suo coraggio, alla sua resistenza, è uno squarcio in un Paese, l'Iran, dove basta un hijab indossato "non correttamente" per finire nella terribile prigione di Vozara. La serata è a ingresso libero.

"Ero roccia ora sono montagna", uscito per Garzanti, è il memoir di Nasim Eshqi, scritto con Francesca Borghetti, antropologa e regista. Eshqi ripercorre la sua infanzia segnata dai divieti di una religione soffocante; non solo fuori, anche in casa imperava "un maschilismo tossico".

A sette anni, Nasim è costretta a indossare il velo. «Bisognava stare sedute composte e parlare a bassa voce, coprirsi capo e corpo con vestiti larghi e scuri come la morte. Poi dovevamo uscire di casa con un parente maschio e fondamentalmente farci belle per trovare un marito», ricorda. A scuola «ci veniva imposto di pregare e ricordo la violenza con cui provavano a inculcare dentro di noi, ancora bambini, una legge che sentivamo estranea».

In famiglia la situazione era altrettanto complicata, la madre di Nasim non poteva disporre nemmeno dei soldi che guadagnava: «Quando riceveva lo stipendio mio padre le requisiva i soldi e glieli centellinava». In Iran "a sostegno di una legislazione improntata alla subordinazione femminile, ci veniva instillata la convinzione che il cervello di una donna fosse grande la metà del cervello di un uomo", scrive.

Nasim è diventata quello che voleva diventare e ha creduto sempre nei propri sogni. Il suo motto è: «Come leggere o andare in bicicletta, anche la libertà è qualcosa che, una volta appresa, non è più possibile disimparare». Nasim Eshqi ha ricevuto il premio King Albert II Memorial e la cittadinanza onoraria di Napoli.













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