Lo studio: 1 famiglia su 3 non risparmia

I nuclei poveri sono il 16 per cento. Il 19% è a rischio emarginazione mentre il reddito medio in città è 35.604 euro


di Alan Conti


BOLZANO. Non si riesce più a risparmiare perché lo stipendio, spesso, è appena sufficiente per arrivare a fine mese. E questo dato riguarda un altoatesino su tre secondo lo studio sulla situazione reddituale e patrimoniale delle famiglie in Alto Adige presentato ieri dall’Astat. Una vera e propria radiografia con il raffronto tra 2013 e 2014 di una provincia che rimane ricca, ma sicuramente non nasconde le difficoltà di chi cammina al limite della povertà e che ancora attende di uscire dalla stagnazione per tornare a crescere.

Il reddito medio

Il primo dato da cui partire è sicuramente il reddito medio per persona che in Alto Adige tocca i 35.604 euro: una cifra che non si discosta poi di molto dall’ultima pubblicazione di cinque anni fa. Non diminuisce, ma nemmeno cresce. La formula del coefficiente di Gini, rielaborato per valutare la distribuzione della ricchezza, posiziona la provincia molto vicino alla media italiana nella divisione delle risorse tra la popolazione (0,313 l’Alto Adige e 0,325 l’Italia su una scala da 0 a 1).

Il rischio povertà

Il 16,6% delle famiglie altoatesine percepisce un reddito inferiore al 60% di quello medio. È questa la soglia calcolata per il rischio povertà che, in termini assoluti, minaccia 35.395 famiglie. Non ci sono variazioni sostanziali rispetto a cinque anni fa. Va considerato che il welfare provinciale gioca un ruolo importante. Senza i contributi pubblici, infatti, i nuclei in pericolo salirebbero di altre 17.125 unità (8,1%). Se nello studio non si considerano nemmeno altre pensioni minori si arriva a una percentuale del 26,3% delle famiglie a rischio. Quelle più esposte sono formate da persone anziane, donne sole, genitori soli e coppie con tanti figli.

La percentuale di rischio povertà femminile, inoltre, supera quella maschile 18,9% a 15,3%. Esiste, poi, il valore statistico della deprivazione che implica la rinuncia ad alcune spese basilari (cibo, vestiario, malattia, scuola, trasporti, classe, esborsi imprevisti pari a 850 euro e pagamento tempestivo di tutte le bollette per i servizi): in Alto Adige sono in questo stato il 12% dei nuclei, in generale con diversi figli a carico. Il 19%, infine, è a rischio esclusione sociale. La distribuzione territoriale del rischio povertà vede soffrire di più i grandi centri urbani come Bolzano (17,7%) e Merano-Silandro (18,3%) rispetto a Brunico (15,4%) o Bressanone-Vipiteno (11%).

I risparmi

Si fa fatica a riempire i salvadanai e difendere il gruzzolo dalle spese quotidiane. Il 31,2% delle famiglie (66.417 unità) non ha accumulato alcun risparmio mentre il 13,2% ammette di aver messo da parte meno di mille euro. Analizzando la capacità di risparmio nel tempo si scopre che il 61,2% delle famiglie ammette di avere lo stesso potenziale dell’anno prima, mentre il 32,3% dichiara di aver risparmiato meno.

Percezione della situazione

In una scala che va da 1 (decisamente peggiore) a 6 (decisamente migliore) il 42% delle famiglie valuta di trovarsi in una condizione intermedia di grado 3 nella valutazione della propria condizione economica rispetto all'anno precedente. Per quanto riguarda la previsione il 33,5% immagina di avere un piccolo peggioramento. Il 50,6% delle famiglie, per di più, arriva a fine mese con un grado di difficoltà intermedio, ma solo il 9,9% dichiara di non avere nessun tipo di difficoltà.

La Caritas

Chiara l’analisi dello studio da parte del direttore della Caritas Paolo Valente: «Si tratta di dati molto preoccupanti. Significa che la povertà ha messo solide radici nella nostra società e c’è il pericolo di percepirla come normale. Non possiamo né dobbiamo dimenticare che dietro ogni numero c’è la storia di una persona».

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