Lo studio: il cane in ufficio aumenta il lavoro di squadra

Secondo l’università di Miami diminuirebbero anche le assenze per malattia Google Italia è un esempio: dei 150 impiegati, almeno 6 arrivano con il cane


di Alan Conti


BOLZANO. Se siete proprietari di cani vi è mai venuta la voglia di portare il vostro amico a quattro zampe in ufficio? E se non lo siete quanto fastidio potrebbe darvi un collega che si fa accompagnare da Fido alla scrivania? Certo, le variabili sono decine (dal tipo di lavoro all’educazione del cane passando per eventuali allergie), ma questione è molto dibattuta a livello scientifico. Non che manchino argomenti più delicati alla ricerca eppure nel mondo l’interrogativo pare pressante, specialmente negli Stati Uniti.

Le università di Miami, della Virginia e dell’Ucla’s Depressioone Research and Clinic ci hanno spesi veri e propri studi. La presenza di un animale in ufficio, infatti, aumenterebbe la collaborazione tra colleghi, la fiducia, il gioco di squadra: di fatto la produttività. Crollerebbero pure le assenze per malattia. Nonostante tutto questo paradiso apparente nemmeno nelle aziende a stelle e strisce stendono tappeti rossi ai cani. «Solo il 17% - spiega la nota giornalista Arianna Huffington – permette di portarsi Fido o il gatto. Tra queste, però, ci sono sicuramente alcune tra le più innovatrici come Google, Amazon, Zynga e Tumblr». In Italia, comunque, non siamo rimasti con le mani in mano considerando che nel 2011 l’Enpa di Torino si era spesa presso l’Unione degli Imprenditori Piemontesi chiedendo un preciso impegno in questo senso. Richiesta caduta nel vuoto. Eppure, tornando Oltreoceano, il professore della Virginia Commonwealth University Randolph Baker non bisognerebbe avere alcun dubbio: «Sarebbe un intervento a basso costo, subito disponibile, per migliorare di molto il livello di soddisfazione dei dipendenti». Nel nostro Paese va segnalato pure l’esperimento della stilista Elisabetta Franchi che aveva espressamente chiesto ai propri dipendenti di portare con sé il cane. Google Italia, invece, segue l’esempio dei colleghi della casa madre e su 150 impiegati nella pianta organica almeno 5 o 6 arrivano con un guinzaglio in mano. «Il mio pastore belga – spiega il 34enne Alessandro Cimmino – ha più volte contribuito ad allentare la tensione in momenti professionalmente critici». Decisamente più empirico Andrea Persegati della Nintendo di Vimercate in Brianza: «Non so dirvi se i miei labrador siano davvero in grado di abbattere lo stress. Di certo strappano qualche sorriso in più a tutti e questo è positivo». Intanto il 20 giugno, giusto per non farsi mancare nulla, è stato indetta la Giornata mondiale dei cani in ufficio. Il momento adatto per provare a convincere il capo e i colleghi: un tentativo si può fare.

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