Maltrattamenti, aumento del 40 per cento 

In crescita anche i casi di stalking (+20%). In dodici mesi 170 donne si sono rivolte ai servizi della Rete in cerca d’aiuto  



BOLZANO. Le denunce per maltrattamenti in famiglia a livello provinciale, dall’agosto 2016 allo stesso mese del 2017, sono aumentate del 40%; quelle per stalking del 20%. Nel 2016 le donne che si sono rivolte ad uno dei servizi della rete anti-violenza di genere sono state 170, 35 in più del 2015.

Per presentare i dati dell’Osservatorio della rete, ieri in Municipio, si è scelto, non a caso, San Valentino, il giorno degli innamorati, nel quale abbondano le dichiarazioni di amore eterno accompagnate da cuori di cioccolata, fiori, selfie postati sui social con decine di “mi piace” . Molte storie drammatiche, raccolte sia dai servizi anti-violenza che dalla Procura, sono iniziate spesso con grandi dichiarazioni d’amore, poi però le cose sono cambiate e l’idillio si è trasformato in inferno sia per la donna che per i figli.

La Rete. A Bolzano è stata creata la "Rete contro la violenza di genere" composta da servizi e istituzioni socio-sanitarie, giudiziarie, dalle forze dell'ordine e dal privato sociale, a cui le donne perseguitate in vario modo da marito, compagno oppure ex, possono rivolgersi in cerca di aiuto. E oggi lo fanno più che in passato: «Segno - ha detto il sostituto procuratore Luisa Mosna, a capo del gruppo fasce deboli - che si fidano delle istituzioni».

L’aumento delle denunce si può leggere in due modi: le donne hanno il coraggio di ribellarsi oppure - si spera non sia così - c’è un reale aumento dei casi.

Nel corso di una conferenza stampa Sylvia Profanter, direttore dell’Ufficio statistica del Comune e Stefano Santoro, direttore dell’Ufficio famiglia, assieme all’assessora Maria Laura Lorenzini, al sostituto procuratore Luisa Mosna, alla presidente del Centro d'ascolto antiviolenza Gea Gabriella Kustatscher hanno presentato un quadro dettagliato del fenomeno.

Nel 2016 le donne che si sono rivolte a uno dei servizi della Rete sono state 170, numero che indica un aumento rispetto agli anni precedenti (135 nel 2015, 154 nel 2014, 155 nel 2013 e 145 nel 2012).

Sul territorio comunale il Centro d'ascolto antiviolenza gestito dall'associazione Gea si conferma il principale punto di riferimento per chi chiede aiuto: 86 le donne seguite.

Il secondo punto di accesso alla Rete è rappresentato dalla Casa alloggi protetti che ha ospitato 28 donne prevalentemente vittime di violenza fisica o psicologica da parte del coniuge/partner; 24 si sono rivolte alla Questura; 17 donne hanno chiesto aiuto all'associazione La Strada.

Le vittime. Il fenomeno è trasversale sia per età che per classe sociale e titolo di studio: le vittime sono in prevalenza italiane, residenti a Bolzano, di un’età che oscilla tra i 30 e i 45 anni; istruzione medio-alta; in genere coniugate o conviventi con il loro aguzzino; autosufficienti dal punto di vista economico in quanto il 61% lavora.

Tra coloro che si rivolgono ai servizi anche persone che provengono dai Paesi dell'Europa centro-orientale (18,8%), mentre le donne di origine africana si attestano al 14,7% del totale delle utenti.

Gli autori della violenza sono spesso il coniuge, il fidanzato, il partner o gli ex; sono italiani tra i 31 e i 45 anni, con un’istruzione medio-bassa.

Il tipo di violenza di cui la donna è vittima più frequentemente è quella che si consuma all’interno delle mura domestiche: può essere fisica, psicologica ed economica. All’esterno spesso non trapela nulla e per la donna non è facile trovare il coraggio di denunciare l’uomo con il quale aveva pensato di costruire un progetto di vita e spesso nel frattempo sono arrivati anche i figli.

La cosa singolare è che a detta delle vittime l’uomo amato si trasforma e diventa violento in quelli che dovrebbero essere momenti di felicità per la coppia: ovvero la gravidanza, la nascita di un figlio, il matrimonio o l’inizio della convivenza.

L’appello. Da tutti i rappresentanti dei servizi della Rete e in particolare dal sostituto procuratore Luisa Mosna l’invito a denunciare per proteggere se stesse e i figli: «Questo tipo di denunce vengono trattate con la massima velocità e, se ci sono i presupposti, vengono immediatamente adottati provvedimenti di allontanamento dell’uomo. Nel caso dei maltrattamenti in famiglia si può procedere anche senza la querela della persona offesa. Capita a volte che non ci siano tutti gli elementi per integrare il reato ma la collaborazione con i servizi sul territorio, che svolgono un lavoro preziosissimo, ci consente di offrire comunque un’importante protezione alla donna e ai figli».(a.m)













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