Mancano infermieri, al Tappeiner posti letto inutilizzati

Il problema all’ospedale riguarda in primis la riabilitazione I pazienti sono così trasferiti alla clinica privata Salus


di Giuseppe Rossi


MERANO. Mentre l'Azienda sanitaria e il comprensorio investono sulle convenzioni con cliniche private, all'ospedale Tappeiner manca un numero di infermieri tale da consentire l'occupazione di tutti i posti letto a disposizione.

L'incredibile situazione è riscontrabile nel reparto di riabilitazione guidato dalla primaria Claudia Meinecke e ad affermarlo non sono i pazienti, bensì le carte compilate dalla stessa direzione ospedaliera. "La dotazione di posti letto nella divisione di fisiatria - si legge in una lettera che risale all'inizio del mese di febbraio - risulta essere ridotta per carenza di personale infermieristico, con conseguente indisponibilità transitoria di sette posti letto".

Le difficoltà a utilizzare per i pazienti tutti i posti letto del reparto di riabilitazione risale però a ben prima, visto che anche all'inizio del mese di novembre si era presentato un caso analogo, che aveva costretto per una settimana alla cosiddetta saturazione di ben 12 posti letto.

La cosa singolare è che non siamo in presenza di carenze strutturali, stanze e posti letto ci sono, ma di personale infermieristico necessario per garantire la presenza e la cura dei pazienti, che arrivano in questo reparto solitamente dopo essere stati sottoposti a un intervento chirurgico anche importante. E, proprio per far fronte a questa carenza di personale, il comprensorio sanitario a volte sceglie di trasferire i propri pazienti, che sarebbero da ricoverare in via Rossini, alla clinica privata Salus di Prissiano, struttura in convenzione con l'Azienda sanitaria.

Questo significa che per il paziente, a parte il trasferimento da Merano fino a Prissiano per il periodo delle cure e il disagio riservato ai congiunti che vogliono fargli visita, poco cambia. Cambiano però i costi per l'Azienda sanitaria, che da una parte lascia vuoti i posti letto che ha pronti per l'uso all'ospedale e dall’altra riempie, pagando secondo quanto previsto in convenzione, le strutture private.

Ma la situazione non sarebbe di molto migliore per quanto riguarda il settore delle terapie riabilitative in regime ambulatoriale, ovvero con il paziente non ricoverato che, ad esempio ogni mattina o a cadenza fissa concordata con il personale medico, si reca in ambulatorio per sottoporsi alle terapie prescritte.

Nel caso di priorità uno, per i pazienti che escono da un’operazione, i tempi di attesa sono nell’ordine dei tre-quattro giorni dal momento della richiesta, mentre se si tratta di pazienti che non sono usciti dalla sala operatoria l'attesa si allunga fino ad attestarsi frai quindici e i trenta giorni. Ma se la priorità scende al livello due i tempi di attesa salgono vertiginosamente, fino a toccare i quattro mesi. Senza priorità la presa in carico del paziente arriva anche dopo sei mesi dalla richiesta.

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