La crisi

Mangimi e fertilizzanti alle stelle: aziende agricole sempre più in affanno 

Leo Tiefenthaler, presidente del Bauernbund: «Situazione ogni giorno più allarmante con i prezzi che crescono praticamente di ora in ora». A soffrire di più sono i contadini di montagna: il rischio è un progressivo spopolamento. L'assessore provinciale Arnold Schuler: «Nel Bellunese l’80% dei masi è sparito»


Antonella Mattioli


BOLZANO. «La situazione è ogni giorno più allarmante. I prezzi di carburante, energia, materie prime, mangimi e fertilizzanti crescono praticamente di ora in ora. Sempre ammesso di riuscire a trovare determinati prodotti. La cosa grave è che non si vede via d’uscita, almeno sul breve e medio termine. Le aziende agricole sono in affanno e a soffrire di più sono i contadini di montagna che con il latte non ce la fanno più a stare nei prezzi fissati dalla grande distribuzione». Leo Tiefenthaler, presidente del Bauernbund, descrive così la forte preoccupazione della categoria, che è quella poi di tutti i settori dell’economia, difronte ad una crisi senza precedenti. Perché caratterizzata dall’esplosione generalizzata dei prezzi: all’inizio si era sperato che si trattasse di una “fiammata”destinata a spegnersi presto, ma la guerra in Ucraina l’ha trasformata in un incendio sempre più difficile da domare.

In Alto Adige ci sono 18 mila aziende agricole: circa metà sono in montagna e sono specializzate prevalentemente nella produzione di latte; l’altra metà è collocata nel fondovalle e si occupa di frutticoltura e viticoltura.

Mangimi e fertilizzanti

Per capire il perché dell’aumento dei prezzi di quello che arriva sulle nostre tavole, bisogna partire dall’inizio. «Faccio un esempio - spiega Tiefenthaler -: il 50% dei mangimi per gli animali lo acquistiamo in Italia; il resto da Austria e Germania. Si tratta di prodotti senza Ogm. Anche in questo caso però i prezzi sono aumentati in maniera esponenziale, perché i produttori vendono al miglior offerente. E la domanda non manca, anzi. La grande siccità ha ridotto la produzione in Canada, Ucraina e Russia facendo lievitare del 100% i prezzi. Chi si riforniva in quei Paesi, oggi cerca di comprare sui nostri stessi mercati».

Altro capitolo doloroso: i fertilizzanti.

«Quelli arrivano dalla Russia e dall’Ucraina e sono utilizzati prevalentemente nell’agricoltura di montagna e nella frutticoltura. Vista la situazione, i prezzi di questi prodotti sono ormai alle stelle: si parla del 150-200% in più rispetto ad un anno fa».

Latte, si produce in deficit

In allarme i produttori di latte dei masi di montagna. In Alto Adige sono 4.500 i soci della Federazione latte Alto Adige; di cui 2.300 soci della Mila.

«Con questo ritmo di aumento generalizzato dei prezzi - avverte Joachim Reinalter, presidente della Federazione latterie Alto Adige e presidente del latte montagna Mila -i contadini non ce la fanno. Stanno producendo in perdita. In media percepiscono 50 centesimi al litro: il latte di montagna viene pagato generalmente di più, ciononostante non basta. Siamo costantemente in pressing sulla grande distribuzione, perché riveda i prezzi da garantire ai produttori. Solo così si consentirà ad un settore importante di continuare a lavorare e mantenere viva la montagna, evitando fra le altre cose, il fenomeno dello spopolamento».

«Gli effetti -mette in guardia l’assessore Arnold Schuler - si vedono in una realtà vicina all’Alto Adige, com’è il bellunese dove l’80% dei masi è sparito».

Difficile, in questo momento particolarmente complicato a livello mondiale, capire come uscirne: «Io posso solo fare appello ai consumatori - dice Reinalter - affinché capiscano che eventuali ritocchi dei prodotti sono giustificati da un’esplosione dei prezzi senza precedenti».

Alle difficoltà di chi produce, si aggiungono le difficoltà di chi come la Mila trasforma il latte in formaggi e latticini.

«Già nei primi cinque mesi del 2021 - spiega ancora Reinalter - avevamo registrato un calo della domanda del 20% che si spiega con la mancanza di turisti stranieri, soprattutto nelle grandi città. Speravamo nella ripresa, collegata alla fine della pandemia, invece ci siamo ritrovati a fare i conti con l’escalation dei prezzi: dal cartone, alla plastica, all’alluminio, alla miscela di frutta per gli jogurt. A cosa serve l’alluminio? È la copertura dei vasetti di jogurt. Stiamo cercando alternative perché l’alluminio è sempre più costoso. Per non parlare del cartone per l’imballaggio: non c’è neanche da discutere sui prezzi. Ti dicono semplicemente: prendere o lasciare».













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