IL RICORDO

«Mariasilvia abbandonata da tutti» 

Il ricordo di Carsaniga che è stato per 13 anni il suo tutore: «Troppa ipocrisia su questa triste storia»



BOLZANO. «Adesso tutti si disperano e si dicono dispiaciuti per il triste destino di una donna dalle grandi potenzialità che si era ridotta a vivere come una clochard. Ma io mi chiedo: dove sono stati in questi anni, in cui Mariasilvia è andata lentamente alla deriva? La verità è che era stata abbandonata da tutti: dai familiari come dagli amici. Mi dispiace dirlo, però c’è un po’troppa ipocrisia intorno a questa triste storia». Ed è questa la ragione che ha spinto Giovanni Carsaniga, ex dirigente comunale, a vincere la naturale riservatezza e a venire in redazione all’Alto Adige a raccontare la solitudine di Mariasilvia Spolato - figlia della buona borghesia padovana, laureata con il massimo dei voti in matematica, autrice di manuali per gli studenti pubblicati da Fabbri e Zanichelli, prima donna dichiaratasi ufficialmente lesbica nel 1972, docente universitaria licenziata dopo il “coming out” - morta nei giorni scorsi a 83 anni, alla casa di riposo Villa Armonia.

Lui l’ha conosciuta bene e le è stato vicino, in quanto il Tribunale nel 2005 lo aveva nominato suo tutore: lo è stato fino a pochi mesi fa quando per problemi personali ha dovuto lasciare l’incarico.

«Quando ancora lavoravo al servizio cimiteriale del Comune - ricorda - la incontravo uscendo dall’Ufficio in piazza del Grano. Lei era lì sotto e capitava che mi chiedesse una sigaretta. Poi sono andato in pensione e ho cominciato a fare volontariato. È stato allora che ci siamo per così dire reincontrati. La Caritas mi ha chiesto di occuparmi di Mariasilvia che era diventata una barbona. Viveva sui treni, in stazione, ai giardini: l’avevano anche picchiata in più occasioni. Era in condizioni pietose e, ad un certo punto, aveva avuto gravi problemi alle ginocchia. C’era bisogno di qualcuno che la aiutasse e il Tribunale ha nominato me come tutore».

È così che Carsaniga ha cominciato a seguire Mariasilvia che come molti clochard hanno avuto una “prima” vita che sembrava preludere a grandi soddisfazioni; e poi un’altra fatta di delusioni e tanta sofferenza.

«Parlando con lei, quando andavo a trovarla prima a Casa Margaret e poi alla casa di riposo di viale Trento, capivi che avevi davanti una mente raffinata. La sua stanza era piena di libri. Ricordo che si ostinava a parlarmi di questioni matematiche, nonostante le dicessi che in matematica ero da sempre negato. Credo che in lei si sia rotto qualcosa quando l’hanno licenziata dall’università. Allora non c’è stato nessuno che l’abbia aiutata, quando ancora probabilmente si poteva fare molto per salvarla».

I funerali di Mariasilvia Spolato, che ha dovuto morire perché qualcuno si ricordasse di lei, si svolgeranno la prossima settimana (la data non è ancora stata fissata) e le spese le sosterrà il Comune. Anche se, alcuni anni fa, aveva ereditato un appartamento a Padova e con l’affitto pagava almeno una parte della retta della casa di riposo. L’appartamento - ammesso che accettino l’eredità - andrà per legge ai parenti con i quali non aveva più rapporti da anni.(a.m)















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