Mauro e Lorenz «Da 15 anni insieme e ora diciamo sì»

Il sindacalista Uil Baldessari: «Ci sposerà il sindaco gay di Santa Cristina. Finalmente abbiamo pari diritti»


di Francesca Gonzato


BOLZANO. Mauro e Lorenz saranno presto davanti alla legge ciò che sono da 15 anni, una coppia. Questi due giovani uomini saranno tra i primi in Alto Adige a legarsi formalmente grazie alle unioni civili tra persone dello stesso sesso. La legge lo consente da pochi giorni, la macchina burocratica si sta mettendo in moto. Le prime cerimonie nei Comuni si potranno tenere, è la previsione, a partire da settembre. Mauro Baldessari, 38 anni, trasferito da Trento a Bolzano, racconta la sua storia di amore con Lorenz, 37 anni, sudtirolese della Val d’Isarco.

Per Baldessari potere firmare l’unione civile con il compagno ha un significato particolare. È un sindacalista della Uil. Segretario amministrativo regionale del Commercio, è anche il responsabile nazionale per il settore diritti. «Come sindacalista ho lottato per tutta la mia vita lavorativa per i diritti degli altri. Adesso è arrivato il mio momento. È stata una attesa talmente lunga, talmente piena di alti e bassi, che non credevamo che ce l’avremmo fatta», racconta Baldessari, «Il primo disegno di legge per regolare le coppie omosessuali è del 1988. Quanto tempo perso. E che bello esserci, finalmente. Nella comunità omosessuale adesso si chiede la parificazione al matrimonio. Faremo anche questa battaglia... Ma parliamoci chiaro, le unioni civili sono molto, molto vicine a un matrimonio. Godiamoci quello che abbiamo, liberiamoci del vittimismo».

Celebrerete l’unione civile a Bolzano?

«No, lo abbiamo chiesto al sindaco di S. Cristina in Val Gardena. Ci “sposeremo” dopo di lui, il nostro amico Moritz Demetz, che si è fatto eleggere con il 60 per cento dei voti presentando a tutti il suo compagno. Sarà bello sposarsi là».

Perché ha deciso di unirsi legalmente a Lorenz?

«Perché sono innamorato. Questa legge farà di noi una coppia con diritti e doveri. Avere degli obblighi, una sicurezza, ci permetterà di fare investimenti insieme. Nessuno dovrà più vivere quelle esperienze terribili di essere esclusi da situazioni sanitarie e di emergenza, dalle eredità, perché legalmente non sei “nessuno” per quella persona».

Le vostre famiglie come hanno vissuto la vostra omosessualità?

«Superato lo choc iniziale, bene. Ci accettano, apprezzano e sopportano... Sono sempre stato aiutato dalla mia famiglia e li aiuto, dalle piccole cose alle più serie. E dopo anni come pendolare, mi sono trasferito alla Uil di Bolzano perché il segretario di categoria mi ha offerto questa possibilità, “visto che hai qui la tua persona”. Lorenz viene da un paese di montagna. Per lui forse è stato ancora più facile. Strano? Non lo so».

Siete stati fortunati, ma non è così per tutti. Ci sono ragazzi omosessuali che si suicidano, perché non reggono la pressione.

«Certo, c’è ancora tanta strada. Quella per le unioni civili è stata una battaglia nostra, non di tutta la società. Nel sud Italia può essere durissima, in generale in Italia prevale l’accettazione. La cosa più buffa? La vera accoglienza la trovo spesso tra le persone più anziane, che ti dicono “l’importante è volersi bene”. Io e Lorenz siamo una coppia che ha deciso di legalizzarsi. Ci amiamo e litighiamo, come tutti».

A chi dedicherebbe la sua unione?

«Penso con grande tenerezza a chi non ce l’ha fatta, perché ha vissuto in anni più duri, in cui non potevi farti conoscere come omosessuale. Quanti vecchi scapoloni nei paesi, quante zie “signorine”, quanti matrimoni di facciata. Che peccato...».

Le unioni civili cambieranno la cultura omosessuale?

«Sicuramente sì, stiamo già cambiando, più consapevoli di fare parte di un mondo».

Vorrebbe un figlio?

«Non credo, non ci sono portato. Ma la possibilità di adottare arriverà, prima o poi. Viviamo anni pieni di paura e di morte. Lasciamo circolare un po’ di amore...».

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