la nuova facoltà

Medicina, a Bolzano retta da 18mila euro. La Provincia paga per tutti 

Ma chi non termina gli studi o da laureato non eserciterà in Alto Adige dovrà restituire la borsa di studio. Nelle altre università costo in base all’Isee. A Trento - in collaborazione con Verona - la retta annua massima è di 3.345 euro



BOLZANO. Medical School in collaborazione con l’Università Cattolica di Roma, si parte a settembre 2024. Il neo assessore Hubert Messner chiarisce come funzionerà: lezioni in inglese, diciottomila euro di retta annua da anticipare da parte dei sessanta candidati ammessi, che in seguito verranno rimborsati dalla Provincia non sulla base del reddito bensì a tutti, nessuno escluso. Chi si impegnerà a lavorare in Alto Adige dopo la laurea dovrà farlo per quattro anni. Chi poi non lo farà o non riuscirà a laurearsi, dovrà restituire quota parte del prestito. Mentre chi verrà ammesso alla facoltà bolzanina dovrà frequentare anche i corsi di Teologia. Lo si evince dalla risposta fornita dall’assessore ad una interrogazione dei consiglieri Verdi Zeno Oberkofler, Brigitte Foppa e Madeleine Rohrer.

Considerata solo la Cattolica

Alla domanda sul perché si sia scelta la Cattolica, Messner risponde che «non rientra nella competenza della Provincia di sottoporre al ministero la richiesta di accreditamento di un corso di studi in medicina. È l’università che sceglie la Regione/la Provincia con la quale vuole istituire una facoltà di medicina e richiedere l’accreditamento».

L’università Cattolica del Sacro Cuore, prosegue, «si è rivolta alla Provincia con l’offerta di istituire un corso di studio in medicina, dato che collaborava già con il Polo universitario delle professioni sanitarie Claudiana in nove corsi di laurea». La Cattolica «oltre a offrire un curriculum di studio all’avanguardia, concentrato non solo sulle scienze di base e cliniche, ma anche sulla gestione del paziente, le responsabilità legali della professione medica e i suoi aspetti medici, dispone anche di un ampio network con università convenzionate di altri Paesi Ue ed extra Ue». Non sono stati presi in considerazione altri atenei.

Come funzionerà il contributo?

I posti sono 60. La retta annua è di 18 mila euro (in tutto, si arriverà a spendere poco più di un milione). Una cifra alquanto ingente, come verificato ieri dall’Alto Adige. A Trento, come chiarito dall’ateneo trentino, per il neonato corso di laurea, in collaborazione con l’università di Verona, da settembre si pagherà in base all’Isee. Al massimo 3.345 euro l’anno. È un’università pubblica, si dirà. È vero. Ma alla Cattolica a Roma, come si legge sul sito web dell’ateneo, la quota va da 3 a 10 mila euro, a seconda del reddito. In media, spiegano vari siti specializzati, si va da 4 a 5 mila euro. A Bolzano sono 18 mila.

Il candidato dovrà anticiparli. Se la famiglia può permetterselo, a fine studi il laureato potrà esercitare ovunque. Altrimenti, come chiariscono dall’Ufficio provinciale personale formazione e contributi in ambito sanitario, per ricevere il contributo provinciale - il quale, piuttosto singolarmente, è slegato dal reddito - il candidato dovrà impegnarsi. Il contributo provinciale è infatti vincolato a un obbligo di servizio presso l’Azienda sanitaria dell’Alto Adige per 4 anni entro i primi 10 anni di laurea.

Messner chiarisce: «Servizio a tempo pieno nel Servizio sanitario pubblico o convenzionato della provincia di Bolzano. In caso di servizio a tempo parziale, il servizio da prestare si prolunga proporzionalmente».

E chi non starà alle regole?

E chi non rispetterà l’obbligo, chiedono i Verdi? «In caso di esito negativo e in seguito al controllo dovuto dalla Provincia e quindi in caso di inadempimento totale i medici dovranno restituire il 70% della borsa di studio percepita per il corso di studio in medicina, maggiorato degli interessi legali decorrenti dalla data della singola erogazione fino alla data dell’effettiva restituzione. Se l’inadempimento è parziale, sono tenuti a restituire per ogni anno di servizio non prestato il 17,5% dell’assegno di studio maggiorato degli interessi legali».

Il contributo verrà erogato in forma di borsa di studio e verrà pagato direttamente agli studenti. «Siccome la borsa di studi potrà essere erogata solo previa presentazione di documentazione che attesti l’immatricolazione - così ancora Messner - gli studenti dovranno provvedere all’anticipo delle tasse universitarie. I dettagli verranno chiariti entro breve». Per ogni studente la Provincia pagherà 18 mila euro. Nella risposta all’interrogazione non è scritto nero su bianco, ma gli uffici chiariscono: a tutti, indipendentemente dal reddito. La Provincia coprirà esclusivamente i costi d’iscrizione, ma non erogherà un contributo per le spese di vitto e alloggio degli studenti.

L’inglese non basta

I Verdi hanno chiesto inoltre quanto segue: «Il corso universitario, che sarà in inglese, in quale modo potrà garantire che i medici formati abbiano i requisiti di bilinguismo per poter lavorare come medici in Alto Adige una volta completati gli studi?». L’assessore Messner spiega: «Gli studenti, durante i primi tre anni del corso di studi, dovranno frequentare lezioni in lingua tedesca o italiana tra i 2 fino 5 punti Ects/annui».

E chi non finisce gli studi?

I Verdi hanno inoltre cercato di illuminare un altro aspetto: cosa accadrà agli studenti finanziati dal contributo provinciale che decideranno di abbandonare lo studio dopo qualche anno di formazione o non saranno in grado di completare gli studi? Dovranno restituire i soldi alla Provincia? Risponde l’assessore: «Gli studenti che interrompono la formazione prima della sua conclusione, o che non la concludono per il mancato superamento degli esami, devono restituire il 50% dell’assegno di studio, maggiorato degli interessi legali decorrenti dalla data della singola erogazione fino alla data dell’effettiva restituzione». Per comprovati motivi oggettivi è possibile anche una riduzione o esenzione dall’obbligo di restituzione. Ecco cosa accadrà invece ai fuori-corso: «Il bando per l’erogazione della borsa di studio (attualmente in fase di elaborazione) terrà conto di un eventuale prolungamento del corso di studi per un tempo ancora da determinare».

I corsi di Teologia

Il piano di studi prevede «la frequenza dei corsi di Teologia, al fine di offrire una conoscenza motivata, ragionata e organica della fede cattolica». Quale sarà, chiedono i Verdi, l’oggetto di questi corsi? La frequenza di questi corsi sarà obbligatoria? Come si giustifica il fatto che venga offerto un corso di teologia all’interno di un corso universitario per la formazione dei medici? «La frequenza dei corsi di Teologia - così Messner - rientra nel piano studi. I corsi di Teologia sono attività didattiche prive di Credito formativo universitario, per cui non rientrano nella formazione del medico, ma nella formazione integrale della persona affrontando temi etici e bioetici. Gli esami di Teologia non rientrano nel computo della media di laurea, ma conferiscono un punteggio aggiuntivo nel calcolo finale del voto di laurea fino a massimo di 0,3 su 110 punti». Nell’omologo corso attivo presso la sede di Cattolica a Roma «gli studenti di Medicine and Surgery sono di diverse confessioni religiose e condividono i temi trattati nei corsi di teologia nel rispetto dei differenti punti di vista». DA.PA

 













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