Meister: turismo, in Alto Adige ci sono i primi segnali di crisi

Il presidente degli albergatori: stanze vuote a Capodanno, mai successo


Antonella Mattioli


BOLZANO. «Capodanno? Così così. Sicuramente al di sotto delle aspettative: rispetto agli altri anni in giro c'era meno gente e chi è arrivato si è fermato due-tre giorni, non di più. Invece sono buone le prenotazioni per questa settimana. Non è una questione di prezzi. Si tratta di un fenomeno che si registra da alcuni anni. Walter Meister, presidente dell'associazione albergatori dell'Alto Adige, è preoccupato: «Questo è un brutto segnale». Ma non sarà il solito pianto greco degli albergatori: ci strappa le vesti all' inizio stagione e si festeggiata l'ennesimo record alla fine? «Purtroppo no. Anche se prima di tracciare bilanci bisogna attendere i dati ufficiali. Del resto, l'ho sempre detto: la crisi il turismo la sente un anno dopo rispetto agli altri settori». Quest'anno comunque si riapre il rubinetto dei contributi: la giunta provinciale, nell'ultima seduta, ha deciso di tornare a concederli anche se limitatamente alle aziende alberghiere che operano in zone turisticamente svantaggiate e con un giro d'affari inferiore ai 500 mila euro. «Mi rendo conto che nel bilancio provinciale ci sono meno fondi, ma di questi contributi alla fine beneficeranno in pochissimi. Questa è solo un'operazione d'immagine». Cosa significa pochi? «Una decina di aziende. Parliamoci chiaro: le strutture piccole, che si trovano in zone svantaggiate, se l'investimento non l'hanno fatto finora, sicuramente non lo faranno adesso». L'assessore Berger è stato chiaro: non ci sono soldi o così o niente. «Berger, albergatore, per anni vicepresidente della categoria, conosce perfettamente i problemi del settore, mi rendo conto che non può fare miracoli, però i criteri non possono essere questi. Non è possibile concedere il contributo solo a chi si trova nella zona svantaggiata e a quello che sta a due chilometri di distanza niente». Siete forse l'unica categoria che, almeno finora, non ha risentito della crisi, eppure "piangete" sempre. «Non piangiamo, siamo semplicemente realisti. Finora è andata bene, ma purtropo non è detto che sia sempre così e comunque siamo in assoluto la categoria più penalizzata nel bilancio provinciale». Siete stati trattati come gli altri: avete subìto un taglio del budget del 6%. «Sì, ma mentre le altre categorie i contributi li ricevono, a noi non arriva un euro». Scusi, ma allora i 36 milioni e mezzo destinati al settore come vengono utilizzati? «12 milioni sono per Alto Adige Marketing che si occupa della promozione, poi ci sono l'associazione dei maestri di sci, i comprensori turistici e le Pro Loco. Alle aziende alberghiere vere e proprie rimangono alla fine circa 11 milioni». E questi non vengono erogati sotto forma di contributi? «No. L'erogazione di contributi è bloccata da un anno e da quest'anno verrà concessa solo a chi opera in zone turisticamente svataggiate e un fatturato inferiore ai 500 mila euro. La Provincia quindi utilizza gli 11 milioni per pagare i contributi arretrati. Ammontavano inizialmente a 50 milioni, oggi ne restano da pagare 27». 12 milioni di euro per Alto Adige Marketing sono tanti. «Il finanziamento dovrebbe essere superiore, perché la promozione è fondamentale per un settore come il nostro. Tanto che da Monaco ad Innsbruck a Trento hanno aumentato il budget. Il problema è un altro». Quale? «Che il fondo per Alto Adige Marketing grava sul budget del turismo. Sarebbe giusto che anche gli altri settori contribuissero di più, visto che tutti - dall'artigiano al commerciante - beneficiano dell'arrivo di turisti». A suo avviso sarebbe preferibile staccare dal settore turistico Alto Adige Marketing? «Potrebbe essere rischioso». Perché rischioso? «Perché Alto Adige Marketing pubblicizza la destinazione Alto Adige. Io siedo nel cda e questo ci consente di incidere sulle scelte».

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