l’agenzia italiana del farmaco 

Melazzini, il super tecnico: «Le vaccinazioni sono sicure» 

BOLZANO. I vaccini sono sicuri: Mario Melazzini, direttore generale dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) non offre alcuna sponda alla campagna «no vax». Oncologo di fama, è autore di diversi...


di Francesco Provinciali


BOLZANO. I vaccini sono sicuri: Mario Melazzini, direttore generale dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) non offre alcuna sponda alla campagna «no vax». Oncologo di fama, è autore di diversi libri legati alla sua esperienza di medico e paziente di Sla. Lo abbiamo intervistato.

Gli scienziati rassicurano la popolazione circa l’efficacia e la sicurezza dei vaccini, ma i cosiddetti “no-vax” ne sostengono l’inutilità, se non addirittura la pericolosità.

«I vaccini, non mi stancherò mai di ribadirlo, sono efficaci e sicuri. Come tutti i farmaci, i vaccini sono monitorati sia in fase di pre-autorizzazione che di preparazione, commercializzazione e post-marketing, quindi garantiscono la sicurezza più assoluta. Purtroppo circola molta disinformazione. Internet e i social network, in particolare, rappresentano veicoli ideali per la diffusione di notizie non confermate, che diventano virali e incontrollate e trovano terreno fertile tra le persone meno informate e tra chi pensa che l’informazione al di fuori dei canali istituzionali sia più libera. Periodicamente si diffondono delle vere e proprie campagne anti vaccinali, che propugnano tesi prive di fondamento e antiscientifiche e sollevano dubbi sulla sicurezza dei vaccini. Queste campagne allarmistiche riescono a ottenere l’effetto di accrescere la paura delle persone, esponendo la popolazione a potenziali gravi danni per la propria salute.

Eppure queste tesi sembrano registrare numerosi consensi, anche in politica. Per quale motivo è così facile fare presa sulla popolazione in materia di salute? Come vede possibile una maggior informazione pubblica riguardo le vaccinazioni?

«È importante che la comunità scientifica e le istituzioni facciano uno sforzo collettivo per promuovere una comunicazione seria e basata sulla scienza su un tema come questo, che è di fondamentale importanza per la salute pubblica. I cittadini vanno aiutati a reperire informazioni attendibili, accurate e verificate e occorre promuovere il concetto di prevenzione come arma più efficace contro le infezioni e le loro conseguenze. La prevenzione è “il miglior farmaco” per difendere la propria salute e quella degli altri. Con l’approvazione del decreto sui vaccini è stata fatta una grande operazione di Sanità pubblica. Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin e il governo di cui fa parte hanno riportato la scienza al centro della verità politica, approvando un provvedimento che finalmente frena chi mette a rischio la salute dei nostri figli e la sicurezza delle prossime generazioni».

Parliamo di un altro tema oggi dibattuto: le cure palliative e il fine vita, specie dopo l’approvazione della Legge sulle direttive anticipate. Molte famiglie si trovano spesso in enorme difficoltà nella gestione domiciliare dei propri cari durante la fase terminale.

«Qualsiasi provvedimento che, rispondendo alla vocazione solidaristica e universalistica del nostro Servizio sanitario nazionale, si muova nella direzione di sostenere i pazienti e potenziare la rete assistenziale, deve essere guardato favorevolmente e incoraggiato. L’introduzione della legge 38/2010 sulle cure palliative, cui occorre assicurare l’omogenea applicazione su tutto il territorio, ha rappresentato un passaggio fondamentale nell’assistenza dei pazienti in fase terminale. A mio avviso, però, accanto ai provvedimenti legislativi è necessario incidere anche sul piano culturale, approfondendo il significato di “presa in carico”. L’affermazione di una concezione ampia, integrale, diventa particolarmente urgente proprio nell’assistenza dei pazienti che attraversano un passaggio cruciale come la fase terminale della vita. Troppo spesso, infatti, influenzati da una visione burocratica e gestionale della medicina, si tende ad identificare la presa in carico esclusivamente con il percorso ospedaliero, la diagnostica e la prescrizione e somministrazione di terapie. Proprio il percorso di fine vita, invece, costituisce il momento in cui la medicina deve farsi più personalizzata, contemplando tutti i bisogni prioritari per il paziente, senza trascurare le persone che lo assistono».

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