Mele, in Bassa la crisi frena il rinnovo di molti impianti

Jageregger: «A Magrè solamente il 4,4% è stato cambiato» Alla Kurmark l’adeguamento c’è stato per 35 ettari su 790


di Bruno Tonidandel


La crisi economica ha investito anche il mondo dell'agricoltura: calano i consumi del vino e delle mele e crescono i costi di produzione per il rincaro di carburanti e prodotti antiparassitari. Del resto come si fa a pretendere che una famiglia le cui entrate sono ora così esigue da non riuscire a quadrare il bilancio di un mese, possa anche permettersi di presentare sulla mensa mele altoatesine quando quasi, quasi non riesce ad acquistare il pane? Sono infatti alcuni anni, ad eccezione forse del 2011, che il mercato delle mele va a rotoli. Per svariati motivi. Certo la crisi centra tantissimo, ma c'è da rilevare pure che i consumi sono calati anche per effetto di una sovrapproduzione di frutta in Europa, specie nel Paesi dell'est con in testa Polonia e Ungheria. E le ridotte entrate nelle casse delle aziende agricole fanno sì che vengono bloccati gli investimenti: non si rinnovano le attrezzature agricole ma soprattutto si rinviano anche i rinnovi delle colture. Da tempo i responsabili delle varie Cooperative frutticole della Bassa Atesina “predicano” ai propri soci di insistere nel sostituire le varietà di mele che faticano ad essere piazzate sul mercato. Facciamo riferimento alle Golden Dilicious, alle Stark, alle Morgenduft, alle Gala e alle Fuji di qualche anno fa che faticano a maturare con il loro caratteristico colore rosso. Ma sono “prediche” al vento. Perché solo poche aziende agricole provvedono al rinnovo degli impianti, possiamo dire obsoleti. Ma c'è da capirli questi frutticoltori, perché se i prezzi delle mele rasentano i costi di produzione, è difficile sostenere spese per sostituire il frutteto. Proprio recentemente su questo argomento ha preso posizione il presidente del Bauernbund del distretto della Bassa Atesina Georg Jageregger «Nella nostra zona – ha tuonato Jageregger – troppi pochi agricoltori rinnovano i propri impianti. Considerate le estirpazioni invernali e gli impianti nuovi, è possibile desumere dai dati catastali che, per quanto riguarda i 500 soci del Consorzio di Magré con un totale di 790 ettari coltivabili, solamente il 4,4% rappresentano impianti nuovi. Troppo poco, dobbiamo fare il possibile per alzare il grado di rinnovo almeno al 6,5% nei prossimi anni». La superficie totale reimpianta per la Kurmark ammonta a 35 ettari.

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