Merano, l’omicida del parco ha ucciso per narcisismo
I consulenti della difesa ritengono che Boubaker sia semi infermo di mente. Una patologia che gli avrebbe provocato un «intenso stato dissociativo»
BOLZANO. Gli avvocati difensori dell’omicida del parco hanno deciso di giocare la carta della seminfermità mentale. Ieri mattina nel corso dell’udienza preliminare (che dovrebbe sfociare in un processo con rito abbreviato) gli avvocati difensori Nicola Nettis e Andrea Gnecchi hanno depositato due elaborati: dimostrerebbero che l’omicida avrebbe agito sotto gli effetti di una personalità fragile e vulnerabile che avrebbe scemato la capacità di autodeterminarsi dell’imputato, il tunisino Aouichaoui Boubaker. L’uomo è in carcere per aver assassinato la parrucchiera meranese Erna Pirpamer.
Grazie al rito abbreviato eviterà la corte d’assise e potrà godere della riduzione di un terzo della pena base che il giudice gli riserverà. Ora però i suoi avvocati intendono aprire due fronti di difesa che potrebbero alleggerire ulteriormente la sua posizione processuale: la presunta assenza di premeditazione nell’azione omicida dell’imputato e le sue condizioni mentali. Ieri mattina davanti al giudice Carlo Busato, la difesa ha depositato due consulenze firmate dal professor Fabio Fabrici di Bolzano e dal professor Carlo Robotti di Verona, il primo psicologo, il secondo psichiatra.
I due professionisti sono giunti ad una conclusione unitaria secondo la quale l’imputato soffrirebbe di un grave disturbo di personalità che avrebbe compromesso gravemente «la sua capacità di intendere e di volere al momento del fatto». Si tratta di un disturbo di personalità di tipo narcisistico.
«Questa patologia narcisistica - scrivono i due consulenti - lo ha portato alla convinzione di poter avere un rapporto carico di valenza amorosa esclusiva». E così - secondo i due consulenti - nel momento in cui la vittima decise la sera della tragedia di prendere le distanze, nell’imputato si sarebbe allentata questa sua illusoria convinzione. «Nella sua mente - puntualizza l’avvocato Nicola Nettis - questo momento idilliaco non sarebbe stato più vissuto come tale». Sarebbe così scattata una reazione violenta che avrebbe portato addirittura ad una dissociazione di coscienza.
I due consulenti parlano di «intenso stato dissociativo, circoscritto ma intenso». Gli avvocati difensori hanno anche depositato la testimonianza scritta di un amico dell’imputato. Si tratta di un cittadino germanico che sostiene (assieme ad altri due testi) di aver spesso notato (durante la sua permanenza a Merano) che Aouichaoui Boubaker era solito avere con sè un coltello per prepararsi i panini. Una circostanza con cui la difesa cercherà di confutare la tesi premeditazione. Prossima udienza il 25 marzo.
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