Messner: Dolomiti, troppo caos 

Troppa gente in quota. «Capisco i turisti in cerca di aria buona e libertà ma così non si va avanti: la politica deve chiudere i passi» L’imprenditore badiota Michil Costa: «Ci vuole il coraggio di scelte radicali. Se si prosegue così perderemo chi ama davvero la montagna»



Bolzano. Quest’anno niente crociere, niente viaggi intercontinentali in aereo, niente villaggi turistici, il meno possibile in spiaggia e nelle città d’arte per via dei temuti sovraffollamenti. e allora in tantissimi, per la gran parte turisti del resto d’italia, hanno scelto le montagne, specie le dolomiti. affollandosi sulle strade e in pochi luoghi celebri come non mai. con la tripla conseguenza negativa di aver intasato le strade a livello impressionante, di aver aumentato lo stress loro e altrui e soprattutto di aver messo a rischio o addirittura vanificato il perseguimento dello scopo principe: salgo in quota dove c’è aria buona ed è più difficile che il virus circoli. lo hanno evidenziato in tanti, a partire dal profilo facebook nazionale del soccorso alpino cai. lo conferma Reinhold messner. «in certi luoghi tipo braies o carezza, siamo al limite estremo dell’affollamento, è il momento giusto per prendere delle decisioni a livello politico, per limitare il traffico sui passi».

Gli hotspot

Qualche esempio: Carezza in queste settimane è uno dei luoghi del delirio. Code chilometriche sotto il lago, perché al parcheggio i posti sono a zero: tutti fermi in attesa che qualcuno esca. Il ponte tibetano che permette di raggiungere il lago dalla strada per malga Moser è un andirivieni su doppia fila, tutti appiccicati. Sulla piattaforma in riva per ammirare il panorama stanno almeno cento persone, ammassate, molte senza protezioni. Idem in quota: il sentiero dal rifugio Paolina all’Aquila e a Roda di Vael è quasi impercorribile, fila in su, fila in giù, infradito e tacchi peggio del solito, pochi con la mascherina. È così ovunque. C’è gente che fa due ore e mezzo di coda per prendere la funivia del Ciampedìe a Vigo di Fassa, o impiega due ore per percorrere la strada fra Predazzo e Canazei. La foto più emblematica l’ha pubblicata il Cai: centinaia di persone in coda al Sass Pordoi, per ridiscendere a valle con la funivia.

L’affondo di Michil Costa

Messer suggerisce che i passi vengano chiusi al traffico per qualche ora al giorno e che siano istituiti bus navetta per permettere ai turisti di giungere in quota. Dello stesso avviso è anche l'albergatore Michil costa di corvara in badia, che chiede ai responsabili politici di avere «il coraggio di scelte radicali». per costa il caos che si è venuto a creare nella zona dolomitica, dove l'afflusso di turisti ha superato ogni aspettativa, «è un'anticipazione di quello che succederà nel 2022. perché alla fine di questa crisi, che durerà perlopiù un anno e mezzo, si cercherà di attrarre nuovi mercati, quello cinese e quello indiano, per esempio, e arriveranno nuovi flussi di turisti. pertanto se non ci adoperiamo ora, con la gestione di questi flussi, chiudendo i passi dolomitici, mettendo fine al lievitare di nuovi alberghi grazie ad una legge urbanistica che ponga dei veti, non riusciremo a venirne fuori». questa corsa alla montagna fa malissimo ai veri amanti delle vette che si disaffezionano per via dei problemi della mobilità, dell'inquinamento acustico e via dicendo. «con questo caos della montagna non resta più nulla», conclude costa.

Il re degli Ottomila

Reinhold Messner ieri è tornato dalle Pale di San Martino, dove sta girando un film. «Due giorni fa ero al Sella, oggi al Rolle. Una situazione estrema. Capisco che la gente, specialmente in Italia, durante queste ferie di agosto provi a cercare posti liberi per perdersi in montagna, uno qui, due là, la famiglia nell’altra direzione. Dove salgono a piedi, si vede che si disperdono: malghe, sentieri, ghiaioni. Ma sulle strade è un problema. La situazione di adesso è causata dalla speranza della gente, che condivido, di poter trovare un po’ di libertà, di spazio. Il fatto è però che stanno tutti di nuovo nei posti dove già prima c’era troppa gente». Braies, Carezza, i passi dolomitici, dove si moltiplicano gli assembramenti. «Ci si dovrà urgentemente mettere d’accordo», sostiene, «fra Bolzano, Trento e Belluno». Messner spera che l’anno prossimo il virus sarà battuto e che simili affollamenti non si ripresentino. «Penso che già a settembre il flusso si sarà fermato, la situazione si rovescerà, avremo troppo pochi turisti. I tedeschi vogliono stare a casa: spinti dalla politica rimangono sulle loro montagne. La stessa cosa vale per l’Austria». L’altroieri, racconta, al Sella tantissimi italiani, idem ieri al Rolle. «Lo ripeto: li capisco, sperano di trovare spazi di libertà, ma affollano gli hotspot. È il momento giusto perché la politica si renda conta e agisca ponendo regole, che dovranno esser messe in pratica da esperti di logistica; dobbiamo “tranquillizzare” questi posti. Ci vuole meno pressione, così c’è troppa aggressività, troppo rumore». Messner lo vede nei suoi musei: «Di solito gli italiani arrivavano al 40%, adesso sono il 90%. Pare che i pensionati germanici ora siano disposti a ritornare, spero in un settembre buono per il settore turistico. Ha sofferto tantissimo a fine inverno e inizio estate, con quasi zero income e tante spese».

Il futuro

Quest’inverno, dice ancora, si dovrà pensare di far salire meno gente sulle funivie, «d’altra parte sarebbe già legge adesso». La ricetta è spalmare geograficamente: «Bisogna dividere i nostri clienti su tutto l’areale dolomitico: Bolzano, Trento e Belluno. C’è posto per tutti. E non è detto che debba essere solo sci in pista. In tanti sono disposti a camminare, uscire all’aria aperta anche in inverno, a godersi un paesaggio innevato». Si dovrà cambiare anche la pubblicità, «tentando di dare a tutte le vallate la possibilità di sopravvivere con il turismo, che rimarrà la nostra base economica».

Fondamentale però, ora e in inverno, è che «la gente segua le regole. Devo dire che ho visto gli italiani molto disciplinati: in albergo tutti mascherina a cena, tavoli divisi da metri e metri di distanza. In Germania rispettano molto meno le disposizioni. È molto strano, gli italiani sono disposti a seguire le regole, di solito vivono ai margini delle regole. Ho grande rispetto della disciplina vista nelle vallate».













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