«Mi sono buttata nel vortice salvando la piccola Anna» 

Il racconto di Jasmine, la bagnina che ha evitato la morte della bimba di 2 anni «Non puoi distrarti un attimo». Ora l’attende l’università: voglio fare la manager


di Antonella Mattioli


BOLZANO. «È stato un attimo: la piccola, sotto gli occhi della mamma, è uscita dalla vasca mezzana, dove si divertiva a tuffarsi, e si è lanciata nel vortice. Ho assistito alla scena e ho reagito immediatamente: mi sono buttata in acqua, mentre sentivo la mamma che disperata mi urlava di salvarla. Ho afferrato la bimba nel momento in cui ha toccato il fondo della vasca che, a quell’ora, era piena di bambini». Occhi e capelli scuri, piglio deciso: Jasmine Rouimi, 19 anni, residente a Bronzolo - mamma di Ora, papà di origine marocchina - che ha appena fatto la maturità all’Istituto tecnico economico in lingua tedesca di Ora, è la bagnina del lido di viale Trieste che lunedì pomeriggio ha salvato Anna. La bimba di due anni che ha rischiato di morire nella vasca con il vortice, dove l’acqua è alta un metro e 45 centimetri. La rapidità con cui Jasmine l’ha tirata fuori dalla vasca - in quel confine strettissimo che quando si è in acqua divide tra la vita e la morte - ha fatto sì che la bimbetta non abbia avuto neppure il tempo di rendersi conto di quanto stava succedendo. Solo un paio di ore prima era intervenuta per aiutare un ragazzino in difficoltà dopo il tuffo dallo scivolo.

«Al lido nelle giornate calde - racconta - ci sono centinaia di persone: le vasche sono piene. Non puoi distrarti un attimo, soprattutto quando in acqua ci sono bambini e ragazzini che nuotano, si tuffano, giocano, si divertono. Non è sempre facile capire al volo se stanno scherzando oppure è qualcosa di serio. Anche perché se uno sta male in acqua devi tirarlo fuori subito. Ogni secondo è preziosissimo».

La bimba non aveva i braccioli, ma la mamma dice che la piccola non ha paura dell’acqua.

«Questo è quanto la mamma aveva detto un attimo primo anche a me. Però ad una bimba di due anni è sempre consigliabile mettere i braccioli. Anche perché uno è non aver paura dell’acqua e galleggiare magari in pochi centimetri; l’altra è cavarsela in un vortice dove ci sono tanti altri bambini e dove l’acqua è alta un metro e 45».

È il primo anno che fa la bagnina?

«Il secondo. Ho fatto il brevetto nella primavera dello scorso anno. In inverno ho lavorato in piscina coperta il sabato e la domenica e, finita la maturità, sono tornata al lido».

Questo sarà il suo lavoro anche in futuro?

«No. In autunno vado a Bologna, all’università: faccio Economia e Management in inglese. Parto con la triennale, ma l’obiettivo è fare anche la magistrale».

Progetti post-laurea?

«Dirigente aziendale o manager».

Idee chiare.

«So quello che voglio e cerco di raggiungerlo, anche per questo sto cercando di migliorare l’inglese e ho iniziato a studiare francese e arabo. Mi sono fatta le ossa come presidente della Consulta studentesca delle scuole di lingua tedesca; incarico che conserverò fino al 30 agosto. E siccome tutto serve a fare esperienza anche il lavoro di bagnina è importante».

Perché impone grande attenzione e al tempo stesso capacità di intervenire subito.

«Per questo sicuramente, ma anche perché impari a confrontarti con gli altri. Ci sono i bambini e i ragazzini da tenere a bada e gli adulti che a volte faticano ad accettare che sia una ragazza di 19 anni a dire loro che certe cose non si fanno. La tentazione spesso è quella di reagire mettendomi i piedi in testa. Ma io non mollo».

Come mai ha scelto di fare il corso per il brevetto di assistente ai bagnanti?

«Perché ho fatto per anni nuoto a livello agonistico con l’Ssv Laives e quindi mi è sembrato naturale trasformare in lavoro, seppur temporaneo, la passione per questo sport».

Altri hobby?

«Non ho tempo. L’incarico di presidente della Consulta mi ha impegnata molto in questi anni. E poi prima di tutto viene lo studio: mi piace e cerco di ottenere sempre il massimo».















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