Migranti: l'Alto Adige ospiterà 30 profughi

Berger: no ai clandestini e a nuovi centri di identificazione ed espulsione



BOLZANO. Pronti ad ospitare i profughi provenienti dal Nord Africa, non i clandestini. Ciò significa che in Alto Adige non dovrebbero arrivarne più di trenta; cifre simili anche per il Trentino. Opposizione decisa alla creazione di nuovi Centri di identificazione ed esplusione. Questo, in sintesi, quanto emerso dall'incontro di ieri a Roma sull'emergenza immigrati a Lampedusa al quale hanno partecipato i rappresentanti di tutte le Regioni e delle Province di Bolzano e Trento.
A rappresentare la Provincia di Bolzano, alla conferenza unificata Stato-Regioni-Comuni convocata dal ministro Raffaele Fitto, c'era il vicepresidente Hans Berger. Nelle quasi quattro ore di vertice a Palazzo Chigi il governo, con il sottosegretario Gianni Letta e il ministro degli Interni Roberto Maroni, ha discusso un piano di distribuzione territoriale degli immigranti che continuano ad arrivare a Lampedusa.
«Il Viminale - spiega Berger - stima in circa 22mila il numero degli immigrati giunti nel sud del Paese, ma si presume che solo ad un 10% possa essere riconosciuto lo status di profughi. La gran parte, quindi, sarebbe costituita da clandestini, la cui gestione resta responsabilità del ministero degli Interni. Secondo la chiave di ripartizione attualmente in discussione, all'Alto Adige potrebbe toccare una trentina di profughi. Non so ancora dove saranno sistemati, ne parleremo in giunta lunedì».
Resta irrisolto il problema dei nuovi Centri di identificazione ed espulsione (Cie), strutture attraverso le quali devono passare i clandestini prima di essere rimpatriati. Gli attuali sono insufficienti e bisogna crearne altri. Non è ancora chiaro dove dovrebbero sorgere i nuovi Cie. «Mi sono opposto - assicura Berger - con il sostegno degli altri rappresentanti regionali, all'ipotesi del governo di localizzare nuovi Cie in tutte le Regioni». Risultato: non ci sarà alcuna distribuzione territoriale dei clandestini e il Ministero individuerà d'intesa con le Regioni possibili siti per la realizzazione di queste strutture. «L'Alto Adige, da quanto emerso oggi, non dovrebbe rientrare tra le aree interessate dai Cie». Nel frattempo il governo cerca di contenere i flussi degli immigrati per abbassare concretamente le stime originarie di circa 55mila arrivi. «I ministri - spiega il vicepresidente della Provincia - sperano in particolare in un accordo con la Tunisia che impegni il Paese a sorvegliare le proprie coste e a riaccogliere i tunisini espulsi dall'Italia».

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