Milo Manara: «Disegno perché sono vivo»

Passione, gioco. professione. Il maestro del fumetto italiano, nato a Luson, si racconta


di Nicole Dominique Steiner


di Nicole Dominique Steiner

«Non posso farne a meno . . . disegno per raccontare storie, disegno per professione, disegno per gioco, disegno per passione: insomma, praticamente disegno perché appartengo al genere umano!». Si distingue per il tratto pulito ed è diventato famoso grazie alle avventure delle sue eroine, Miele e Jolanda. Storie ad alto contenuto erotico ma non solo.

Milo Manara, nato nel 1945 a Luson in Alto Adige, oggi è ritenuto uno dei migliori fumettisti del mondo. Il mondo di Milo Manara è molto vasto e spazia dalla storia all’arte, dal giallo al western per arrivare, appunto, alla vena erotica che è il cuore pulsante della sua produzione. I suoi fumetti sono degli autentici capolavori ed è proprio grazie al lavoro di Manara che il fumetto oggi ha una dignità artistica da difendere. Nella sua carriera ha dato una veste grafica alla Divina Commedia di Dante, ha illustrato parti dell’enciclopedia “Histoire de France” e si è occupato della vita di Wolfgang Amadeus Mozart.

Giovedì 23 agosto appunto sarà ospite d’onore della Galleria Civica a Bolzano per l’inaugurazione della nuova mostra “Mozart a Strisce”, organizzata dall’ufficio cultura del comune in collaborazione con l’Associazione Mozart Italia e con il Museo del Fumetto di Milano e a cui Manara contribuisce con 8 stupende tavole realizzate nel 2006 per il volume “Pentiti!”.

Otto originali che raccontano il lato più “malandrino” del Genio di Salisburgo con particolare attenzione agli anni che lo videro impegnato nella composizione del “Don Giovanni”. Manara ha iniziato a disegnare nel 1968 e i suoi fumetti, oltre ad accendere la fantasia di migliaia di lettori e lettrici, hanno incarnato lo spirito inquieto del tempo, figli di un’epoca di trasgressioni esibite e di burrascose trasformazioni. La primavera francese, il movimento studentesco, gli hippie, la pillola e il sesso libero.

Quello che è cominciato come un lavoro per finanziarsi lo studio di architettura a Venezia, è diventato nel tempo vera arte. Con Manara il fumetto si è fatto grande ed è entrato nei salotti degli intellettuali. Nel sessantotto le sue storie destavano ancora scalpore. Venivano lette con il cuore in gola, il respiro trattenuto. A volte di nascosto. Raccontavano di un erotismo gioioso e giocoso.

E oggi?

Allora raccontare storie erotiche aveva a che fare con la protesta contro una società pietrificata, aveva un valore sociale, mirava alla liberazione sessuale. Se facessi ancora storie erotiche con un contenuto sociale, sarebbe il tentativo di far rivivere l’erotismo come gioia, non come una merce, non come stimolo vuoto, non come merce politica. Cercherei di fare rivivere il culto dell’erotismo come piacere personale.

A parte i fumetti erotici Lei ha fatto e fa tuttora tante altre cose. Ma alla gente quando sente il suo nome, vengono in mente soprattutto le storie e le forme sinuose di Jolanda e di Miele. Le dispiace essere etichettato come fumettista erotico?

Per niente. Anzi. L’erotismo ha una grossa parte della vita quotidiana, fa parte delle emozioni e dell’immaginazione della maggior parte delle persone. Il mio erotismo poi non è mai volgare e parla sempre all’intelletto. E soprattutto non è mai fine a se stesso, si muove su più piani. Anche una figura erotica è immersa in un mondo. Fa parte di una storia, è incatenato ad un prima e ad un dopo.

Le sue storie hanno quindi non hanno niente a che fare con la pornografia?

Niente di niente. Io racconto l’erotismo attraverso delle storie e non attraverso un corpo. Oggi è tutto pieno di un falso erotismo. Un erotismo con uno scopo commerciale. Questo sì è pornografia. L’organo sessuale più importante del genere umano non sono mica i genitali ma è il cervello …

Perché l’uomo è diverso dagli animali?

Proprio così. La femmina umana non ha l’estro. Non è sempre disponibile. Va conquistata. L’erotismo è una questione di mente. Nasce quando scatta qualcosa nella mente. La sede dell’erotismo è lo spirito, è l’intelletto.

Il fumetto nel 68 e il fumetto oggi?

Quando io ho iniziato, il fumetto era considerato un genere destinato da essere consumato da bambini o da adulti che non erano altro che bambini cresciuti male. Oggi il fumetto ha conquistato una propria consapevolezza, ha sviluppato una propria forma narrativa. E’ entrato nella sfera della cosiddetta cultura “alta”. Il fumettista lo vedo come un artista onesto e forse più aderente alla società di altri. Il fumetto, come dimostra del resto tutta la mia attività artistica, si può occupare di tutto: della Divina Commedia, della storiografia, dell’arte, di Mozart . . .

Lei ha spesso collaborato con registi come Federico Fellini, Pedro Almodovar, con Luc Besson e con Lina Wertmüller. Esiste un nesso tra cinema e fumetto?

Più di un nesso. Il cinema prende molto dal fumetto ed è strettamente imparentato con il fumetto. Tutti e due narrano attraverso immagini, sono costruiti in maniera scenica. I due generi, film e fumetti, hanno un impatto diretto con il lettore/osservatore. Ma per tornare a che cos’è il fumetto oggi: il fumetto è una forma di arte che richiede altri mezzi di giudizio che l’arte figurativa. E’ una forma di arte che esprime la società moderna come sono state espressioni della loro epoca le opere di Leonardo o di Botticelli.

Nella serie “Le modelle“ , rende proprio omaggio alle donne raffigurate dai grandi dell’arte, da Caravaggio a Rembrandt, per finire a Dix. Le opere più recenti sono dedicate invece al mondo dei Borgia. Adesso c’è Mozart. Ha ancora un progetto nel cassetto che le piacerebbe tirare fuori prima o poi?

Ce ne uno vecchio in particolare, del resto collegato anche alle mie origini. Sono nato a Luson e torno ogni anno nelle mie amate Dolomiti. E ogni volta quando mi avvicino venendo da sud devo stare attento a non fare un incidente. Di fronte allo Sciliar o al Catinaccio rimango semplicemente incantato. Impossibile guardare altrove! Ed ecco uno dei miei progetti rimasto finora nel cassetto: mi piacerebbe tanto illustrare le leggende dei Fanes, storie che hanno già acceso la mia fantasia quando ero ancora bambino . . .

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