Minoranze etniche, veleni su Palermo

Secondo il Dolomiten per il senatore le tutele sono superate. La Svp lo attacca. Secca la smentita: tutto falso, mai detto


BOLZANO


BOLZANO. Francesco Palermo nemico delle minoranze, che abbandona a se stesse? Il senatore è stato protagonista ieri di una imponente bufera mediatico-politica. L’interessato ha smentito subito: «Mai detto nulla di simile. Sono stufo di questi giochetti». Ma ormai la giostra dei commenti e degli attacchi era innescata, dalla Svp alla destra tedesca. Dai velluti rossi di Palazzo Madama e delle aule universitarie, Palermo si è trovato paracadutato sulla prima pagina del Dolomiten con il titolo «Attacco dal senatore Palermo». Un articolo firmato da Vienna riferisce di un convegno Osce, cui ha partecipato il senatore, eletto con l’accordo Pd-Svp. Secondo il Dolomiten, Palermo nella sua relazione avrebbe detto che «sono passati i tempi in cui si pensava che la sopravvivenza di piccoli gruppi etnici potesse essere garantita con autonomie regionali». Apriti cielo. Su queste basi, il giornale riporta le reazioni durissime del presidente provinciale Arno Kompatscher, con cui ieri c’è stata una telefonata di chiarimento, e dell’Obmann della Svp Philipp Achammer. «Se il senatore Francesco Palermo vuole continuare a collaborare con la Svp, deve ritirare queste affermazioni», ha dichiarato Kompatscher al Dolomiten, aggiungendo però di ritenere improbabile che Palermo pensi effettivamente che la stagione della tutela sia in via di estinzione. «La tutela delle minoranze non funziona, dove non ci sono regole», ha aggiunto Achammer.

Palermo, rientrato ieri notte da Vienna ha immediatamente smentito. Il senatore è indignato e premette: «Sono stufo di questi giochetti». Palermo nega assolutamente di essere andato a Vienna a decretare la fine del sistema delle tutele delle minoranze: «Non ho detto nulla di ciò che mi viene attribuito. Al convegno dell’Osce non stavo parlando né di Alto Adige né di autonomie speciali. E soprattutto il mio intervento conteneva l’invito a tenere alta nell’agenda la tutela delle minoranze, aggiornando gli strumenti degli anni Novanta. Altro che sbattermi in prima pagina con quel titolo mistificatorio». Aggiunge Palermo: «Se devo fare una polemica, la faccio a Bolzano, non vado a Vienna». Perché un attacco così mirato? Questa la versione di Palermo: «Il problema non sono io, o non solo io. Il Dolomiten ha un conto aperto con l’accordo tra Svp e Pd e quando può attacca ogni sua derivazione, compresa la mia candidatura. La campagna è continua, e ne sanno qualcosa anche Kompatscher e il senatore Zeller. Ammetto che stavo aspettando il mio turno... La bordata al “senatore Pd”, come mi hanno definito, ora è arrivata. È anche il modo per chiarire la mia posizione nella classifica Athesia. Circa a metà, direi, più zona Uefa che Coppa dei campioni...». Lo humour aiuta,ma quando Palermo dice «sono stufo» ci si può immaginare che non stia scalpitando per una ricandidatura.

Con Kompatscher, riferisce Palermo nel pomeriggio, «ci siamo chiariti, anche se non credo che ce ne fosse bisogno. Gli ho spiegato che si parlava di Ucraina e di Georgia e che di certo non vado in giro a sabotare la tutela delle minoranze».

La destra tedesca ha accolto con entusiasmo la notizia su Palermo, perché confermerebbe le reali intenzioni di Roma. Secondo Ulli Mair (Freiheitlichen) la (smentita) teoria di Palermo è musica per le orecchie «per Matteo Renzi & Co.», che con maggiore facilità potrebbero intervenire in Alto Adige con le loro mire centralistiche. Secondo Eva Klotz (Stf) Palermo non farebbe che descrivere l’attuale sentire sulla tutela delle minoranze.

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