«Mio fratello era un buono Il lavoro era la sua vita» 

Il dolore del fratello Silvano. «Fin da bambino era al fianco di nostro padre in negozio» I Tiozzo sono una famiglia di storici artigiani, la cui attività è iniziata nel 1946 in via Torino



Bolzano. Il negozio di tendaggi Tiozzo, a Bolzano, è quasi un’istituzione. Un pezzo della storia della città. Aperto nel 1946, in via Torino da Severino, il negozio è passato ai figli Roberto e Silvano nel 1985 e lì, lo hanno gestito, punto di riferimento per l’intera città. Non “solo” un’attività commerciale, ma autentico pezzo di una Bolzano che ormai non c’è più, i bolzanini, in caso di bisogno di materassi o lenzuola di qualità, sapevano automaticamente dove recarsi e in occasione delle feste rionali, come l’anguriata estiva o la castagnata settembrina, erano sempre certi di trovare Severino disposto a fare due chiacchiere con chiunque. Da Tiozzo, insomma, a cui persino il Teatro Stabile e le Ferrovie si rivolgono per avere i rivestimenti delle poltrone ei tendaggi, si trovano artigianato di altissima qualità, ampia scelta di materiali e quell’ambiente cordiale e amichevole che, un tempo, facevano sentire i residenti e i commercianti di un quartiere quasi una grande famiglia. Nel 2006, Silvano lascia l’attività e Roberto, al cui fianco nel frattempo era arrivato il figlio Mirco, va in pensione. La terza generazione di Tiozzo è pronta per prendere in mano le redini dell’attività. Nel 2008, la svolta epocale: dopo 62 anni in via Torino, “Tiozzo R&M” lascia il centro e si trasferisce. Lo fa per trovare gli spazi che le sono ormai indispensabili, con una nuova prestigiosa sede nella struttura di via Volta 3, dove trovano posto negozio, showroom, laboratorio e magazzino. Quel magazzino in cui, ieri mattina, Roberto stava scendendo alla guida del carrello sollevatore. «Mio fratello ha passato tutta la vita al lavoro – commenta Silvano con un fil di voce, distrutto, ancora incredulo – Ha iniziato a lavorare in negozio, al fianco di nostro padre, quando era ancora un bambino. Avevamo lavorato insieme molti anni e, nel 2006, ho scelto di regalare a mio nipote Mirco le mie quote e di lasciare l’attività a loro. Roberto era un uomo buono, sempre pronto ad aiutare chiunque, senza mai voler apparire in prima persona. Chiunque avesse bisogno sapeva che in Roberto trovava un amico pronto a dare una mano. Era una persona davvero buona, che ha dedicato la sua vita alla famiglia e al lavoro. Da sempre era impegnato nel sociale, ma anche sul fronte sportivo aveva speso parecchie energie, nell’associazione ciclistica Adriana, ad esempio, ed era anche membro del coro Castel Flavon».













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