Mobbing, la Provincia paga 18 mila euro

Risarcimento a una dipendente. Contestati episodi per quasi dieci anni Allo sportello della Cisl cento casi in due anni: il 90% del settore pubblico



BOLZANO. La Provincia versa 18 mila euro di risarcimento a una dipendente e chiude così una pesante causa per presunto mobbing e demansionamento. Sia la Provincia che la dipendente hanno accettato la proposta di conciliazione tra le parti avanzata dal giudice del lavoro.

La dipendente aveva chiamato in causa la provincia e un altro dipendente provinciale, contestando presunti atti di mobbing e demansionamento protrattisi per quasi dieci anni. L’ambiente di lavoro interessato è il settore scolastico in Val Pusteria.

Nell’accettare la proposta di conciliazione, la Provincia ha voluto specificare che ciò non implica alcun «riconoscimento di eventuali responsabilità». Il risarcimento viene motivato con la volontà di chiudere un processo che si annunciava lungo e tormentato. La dipendente contestava tredici episodi di mobbing, per i quali aveva chiesto la testimonianza di colleghi, «testi in parte coinvolti anche nel conflitto», specifica la delibera con cui martedì la giunta ha autorizzato la transazione da 18 mila euro. La chiusura prima che il processo entrasse nel vivo, si legge, consente anche di salvaguardare «l’immagine del datore di lavoro provinciale, tacciato nel ricorso di inettitudine nella soluzione di problemi di conflittualità tra il personale».

Di mobbing si occupa dal maggio del 2015, tra gli altri, un servizio ad hoc organizzato dalla Cisl. «Ci siamo accorti che il problema era sempre più sentito. Non solo mobbing, ma anche burnout e straining (situazione di stress forzato). I numeri purtroppo ci hanno dato ragione», racconta Michele Buonerba (segretario generale aggiunto della Cisl). Le tre psicologhe del lavoro incaricate dalla Cisl hanno incontrato dal maggio 2015 un centinaio di lavoratori che chiedevano aiuto. «Non tutti i casi terminano con una diagnosi di mobbing, burnout e straining. In alcuni casi si tratta di persone problematiche. Ma il fenomeno cresce in modo preoccupante», riferisce Buonerba. Altro dato sorprendente: «Il 90 per cento dei dipendenti che si rivolge allo sportello per il disagio lavorativo lavora in enti pubblici o società partecipate». Come spiegate uno sbilanciamento simile tra pubblico e privato? «L’organizzazione del lavoro nel settore pubblico è molto rigida», risponde Buonerba, «Temo anche che incida il fatto che lo stipendio arriva dal pubblico, mentre una azienda privata difficilmente mette un lavoratore nelle condizioni di non produrre come dovrebbe». (fr.g.)













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