L'INTERVISTA maurizio landini 

Morti inaccettabili diseguaglianze e diritti negati: il lavoro va difeso 

Il segretario nazionale della Cgil a Bolzano. «Ieri due ferrovieri sono morti come si moriva 50 anni fa. I giovani vivono nel precariato Chi fa lavori usuranti non è tutelato. Sono saltate troppe garanzie» 


Paolo Campostrini


Bolzano. Stampigliate sulla tessera 2020 della Cgil ci sono due parole: ambiente e lavoro. Ed è qui, su questa trincea, che o si fa il sindacato o si muore. «È una sfida - dice Maurizio Landini - per la vita delle fabbrica, per quella degli operai e anche per la nostra. Ma ci dobbiamo stare, dentro questo cambiamento, dobbiamo trovare la strada...». Ecco, il futuro è adesso. E passa anche per i drammi della Solland, qui a due passi. E non solo per l'Ilva. Ovunque l'ambiente pretenda i suoi costi di salvaguardia e tuttavia provando anche a proteggere i diritti. Ma c'è pure un passato che non se ne vuole andare e che è il presente. «Oggi (ieri ndr) sono morti due macchinisti - dice con gli occhi che gli si stringono di rabbia dietro gli occhiali, il segretario generale della Cgil - ancora due lavoratori. Sono morti come sempre si muore sul lavoro. Come cinquant'anni fa». E ricorda numeri che tagliano più di una lama: in questo primo mese del 2020, 46 vittime sul lavoro. Dal 2008, 17 mila: «È come se fosse sparita una città. Tutti morti, tutti», dice guardando Cristina Masera, la segretaria provinciale che lo ha appena fatto entrare nella sala del Nikoletti piena come un uov . E l'Alto Adige non è fuori da questo mondo.

Come ci siamo dentro, segretario?

Va difeso il lavoro, controllata la sua qualità. Tra appalti e subappalti le garanzie spesso sono un peso. Ma anche qui l'Alto Adige deve essere laboratorio.

E dove ancora?

Può rendere realistiche le parole ambiente e lavoro da tenere insieme. C'è una grande possibilità che si possa spingere, in questo territorio, su tecnologia digitale e politiche ambientali. Ma non mi fermerei neppure qui, ora che ho appena sentito una delegata parlare in tedesco...

Nel senso?

Beh, io parlo a malapena l'italiano (sorride... ndr) ma la conoscenza dell'altra lingua è la base dell'integrazione tra i gruppi etnici. Come la cultura lo è per l'integrazione più in generale. Ecco, io proporrei una larga piattaforma rivendicativa per abbattere le barriere linguistiche. La scuola, lo studio dell'altra lingua deve essere un impegno sindacale.

Quali sono le prime cose che la Cgil chiede, per il Paese?

Un piano di investimenti per creare lavoro. Ma che sia di qualità. I giovani non devono scappare dall'Italia.

Servono aiuti alle imprese?

Quelli sì. Ma si pone anche un problema di investimenti pubblici. Lo Stato può tracciare la strada, creare cornici di riferimento generali: prodotti sostenibili, ambiente e equità. Deve investire risorse. Altrimenti non se ne esce.

Partendo da dove?

Innanzitutto dalla riforma fiscale. È centrale. Con molte lotte abbiamo ottenuto che, da luglio, siano abbassate le tasse di tanti lavoratori dipendenti. Ma il tema della riforma e della lotta all'evasione resta grande come una casa. Recuperare l'evasione è lo snodo per reinvestire sul lavoro e per crearlo.

Tra quota 100, Fornero e scaloni il sindacato che interlocutori può trovare?

Si è andati avanti a scatti senza una vera riforma. Le pensioni sono centrali e si dovrà iniziare dal riconoscere che non tutti i lavori sono uguali.

Tra poco andranno in scadenza molti contratti.

Interessano 12 milioni di lavoratori. E anche qui la Cgil pone due elementi di confronto. Uno riguarda la legge sulla rappresentanza: gli imprenditori e i governi devono essere certi della reale rappresentatività delle organizzazioni che parlano a nome dei lavoratori. L'altro tema riguarda le diseguaglianze.

Che restano...

Oggi sono anche aumentate. Crescono tra le nuove piattaforme digitali e la globalizzazione. Per cui io dico chiaro: uguale lavoro, uguali diritti. Usciamo dagli equivoci dei precari che hanno lo stesso impegno giornaliero degli impiegati o delle partite iva che mascherano contratti inesistenti o inqui. L'equità è la base. E anche l'argine che blocca la rabbia sociale. Questa emergenza dovrebbe riguardare tutta la politica, non solo il sindacato.

Il mondo del lavoro è ormai avviato verso una mutazione?

Cambia sempre. Ma i diritti no. Occorre mirare alla solidarietà tra lavoratori di ambiti diversi ma solo con una contrattazione generale e inclusiva si possono ricomporre le garanzie. Non può essere esclusivamente il mercato a governare e a governarci. Il profitto, senza un intervento pubblico, potrebbe essere incapace di proporre sviluppo sostenibile. Ma è a quello che dobbiamo mirare. Altrimenti, addio mondo».

Al termine dell'assemblea, Josef Lazzeri è stato eletto componente della segreteria al posto di Alfred Ebner.













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