Negozi aperti la domenica Dura replica alle commesse

Gli imprenditori bolzanini rispondono alla delegazione andata da Papa Francesco Podini, Pan e Klotz: «È un servizio. In gioco molti posti di lavoro, buoni gli incassi»


di Massimiliano Bona


BOLZANO. Replica, a stretto giro di posta, degli imprenditori bolzanini alle commesse, che sono andate dal Papa a Roma con la speranza di trovare un alleato “importante” nel braccio di ferro sulle aperture domenicali. E la chiusura, a riguardo, è (quasi) totale. C’è, infatti, la disponibilità a ragionare sul numero di domeniche e forse anche sui nuovi contratti per il personale.

«La domenica - commenta Alessandro Artolozzi, direttore del megastore Twenty di via Galilei - come numero di clienti è ora al secondo posto con una media di 10.500 persone, contro le 12 mila del sabato. Anche i commercianti più scettici ora si sono convinti della bontà dell’operazione. Il personale? Ognuno si è attrezzato in modo diverso: c’è chi ha optato per commessi a chiamata, c’è chi ha previsto un paio di domeniche a turno per dipendente al mese, ma anche chi ha scelto la formula dei “domenicali”. La clientela del Twenty è cresciuta mediamente del 15% nell’ultimo anno e questo anche grazie all’apporto delle domeniche. L’unica controindicazione, in Alto Adige, è il maggior costo del personale rispetto alle province limitrofe, ma i fatturati più elevati compensano anche questa differenza. Tornare indietro, a questo punto, mi sembra quasi impossibile».

Stefan Pan, presidente di Assoimprenditori, non ha grandi dubbi: «Ci sono parecchie categorie che lavorano da sempre la domenica: dai ristoratori ai baristi, dai giornalisti agli infermieri, dagli autisti ai medici senza dimenticare le aziende attive sette giorni su sette con i turni. L’obiettivo è sempre quello di riuscire ad offrire un servizio in più, anche nel commercio. Ovviamente è difficile trovare la ricetta giusta per tenere conto sia degli interessi delle aziende che dei lavoratori, ma fare marcia indietro sulle aperture domenicali è davvero impossibile. Il mondo cambia e fare le barricate è controproducente. In gioco, tra l’altro, ci sono anche molti posti di lavoro».

Ancora più chiaro l’amministratore delegato dell’Aspiag Paul Klotz. «La prima riflessione è che sono i clienti a decidere se valga la pena o meno tenere aperto la domenica e i riscontri sul fatturato ci confermano come questo sia un servizio assolutamente gradito. Aspiag tiene aperto solo il 10% dei punti vendita e i dipendenti in servizio ruotano. Nessuno fa quattro domeniche su quattro, a meno che non voglia. Nel privato tutti i settori, o quasi, sono aperti la domenica, fatta eccezione per il commercio, l’unico comparto ad essere rimasto un po’ indietro. Se un giorno una legge ci imponesse di tenere chiuso la domenica è evidente che saremmo costretti a fare a meno di un certo numero di collaboratori. Tra i dipendenti Aspiag nessuno, finora, ha fatto le barricate».

D’accordo anche l’imprenditore bolzanino Giovanni Podini. «Non dobbiamo copiare giocoforza il Veneto o la Lombardia ma le aperture domenicali sono diventate, ormai, un servizio prezioso per molti clienti. Ci sono migliaia di persone che lavorano da sempre la domenica e i festivi e non ci sono mai stati problemi di sorta. Tra tutte le domeniche aperte e due aperture l’anno c’è ovviamente anche una via di mezzo, che potrebbe essere presa in considerazione anche dal commercio». Il viaggio dal Papa non sembra, dunque, aver sortito gli effetti voluti.

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