Nella mini Bolzano lo smartphone si usa col cervello  

L’iniziativa. Al PalaResia ha preso il via ieri la “Città dei Ragazzi” Un grande gioco di ruolo che riproduce le strutture di una realtà urbana  in cui bambini e ragazzi lavorano, amministrano e si responsabilizzano


Paolo Tagliente


Bolzano. Il municipio è pieno di impiegati indaffarati, gli artigiani lavorano alacremente nei loro laboratori e, attorno, l’attività di tutta la città gira veloce e chiassosa. A vederla dall’alto, la Città dei Ragazzi di Bolzano sembra un colorato formicaio in cui ogni “formichina” sa qual è il suo compito e lo svolge con grande meticolosità. L’iniziativa, giunta alla 19ª edizione, ha preso il via ieri all’interno del PalaResia e in parco Europa e si concluderà il 5 luglio prossimo. Quattrocento i giovanissimi partecipanti, la loro età va dai 7 ai 14 anni, che hanno la possibilità di scegliere il lavoro con cui cimentarsi. Quando i bambini e i ragazzi arrivano, vengono registrati all’ufficio anagrafe e ricevono un documento di riconoscimento – spiega Roberto Pompermaier, direttore del Vke che organizza l’evento – che è allo stesso tempo un libretto di lavoro. All’ufficio del lavoro si può scegliere l’attività preferita e guadagnano cinque Euroghelli (7 al lordo delle tasse), per ogni ora di lavoro svolto. È possibile licenziarsi in qualsiasi momento, ma se non si arriva all’ora non si percepisce alcuna paga. Il denaro che circola all’interno della città, può essere utilizzato per fare acquisti, ovviamente, non ha alcun valore all’esterno ed è una valuta che non può essere cambiata. Dopo un certo numero di ore di lavoro – continua Pompermaier - si diventa cittadini effettivi e si acquistano i diritti politici, ovvero si può votare ed essere eletti nel consiglio comunale. Cosa serve per entrare nella città dei ragazzi? Saper leggere, scrivere, far di conto e sapersi organizzare». Si tratta di un grande gioco di ruolo, insomma, in cui gli “apprendisti” cittadini si cimentano con piccoli compiti di responsabilità, con l’impegno nelle istituzioni e capiscono anche il collegamento esistente tra le diverse realtà esistenti in uno spazio urbano.

Smartphone, le regole

E poiché, nella città dei ragazzi, viene ricreata la realtà, quest’anno s’è deciso di affrontare anche la “questione smartphone”. «Negli ultimi anni – spiega Pompermaier – abbiamo cominciato ad osservare che qualche bambino passava parecchio tempo, seduto da qualche parte, con in mano il telefonino. Ci siamo resi conto che esistono due tipologie di genitori, e si trovano ai poli opposti: quelli che proibiscono l’uso degli smartphone e quelli che non dicono nulla, con varie gradazioni nel mezzo. Allo stesso tempo, abbiamo constatato che si tratta di un problema con cui hanno a che fare anche molti adulti per se stessi e che non sanno come gestirlo. A fronte di tutto questo, abbiamo deciso di inserire una nuova regola del gioco, che non vieta l’uso dell’apparecchio: puoi usare il telefono, ma puoi farlo solo all’hotel o allo smart point. Non si può usare nei corridoi, in altre strutture e tanto meno quando lavori. C’è anche la possibilità di depositare il telefonino in un armadio, allo smart point, e di trascorrere così la giornata senza smartphone». Una regola tutt’altro che restrittiva, insomma, pensata per responsabilizzare i ragazzi anche su questo fronte di grande attualità. «Questo è quanto abbiamo pensato – continua Pompermaier –ma poi ne discuteremo con i ragazzi stessi in municipio, nell’assemblea civica. Stamattina, ad esempio, una bambina ci raccontava che i genitori avevano installato un’applicazione di parental control che restringe l’utilizzo a sole due ore giornaliere e, quindi, le restrizioni che abbiamo introdotte rischiano di non essere compatibili con le sue esigenze. Intendiamoci – puntualizza il direttore del Vke – stiamo parlando di una percentuale davvero molto bassa di giovanissimi che hanno già una forma di dipendenza, ma tra gli adulti mancano ancora quelle forme di alfabetizzazione digitale, come la conoscenza di applicazioni, che ci permetterebbero di usare questi strumenti in maniera più corretta. La nuova regola ha questo scopo: discutere con loro, e di riflesso con i loro genitori, di questo problema».

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