Neonato morto, mamma libera Terminati i percorsi psicologici 

La giovane donna ora vive a Ferrara. Attenderà il processo in Italia e «ha riacquistato fiducia nel domani» Ha trovato un nuovo lavoro e sta tornando ad una vita normale. A giorni la Procura deciderà l’imputazione 


Mario Bertoldi


Bolzano. La giovane donna romena accusata di aver provocato volontariamente la morte del bimbo che aveva messo al mondo pochi minuti prima, ha concluso un percorso di recupero psicologico che il giudice le aveva indicato al momento della concessione degli arresti domiciliari. ora la donna è completamente libera e sta tentando di riprendere una vita il più possibile regolare e tranquilla anche dopo il drammatico episodio che l’ha vista protagonista.

Gli avvocati difensori nicola nettis e amanda cheneri stanno attendendo di ora in ora di conoscere le scelte della procura della repubblica sotto il profilo strettamente processuale. per il momento la donna straniera (che al tempo dei fatti lavorava nei meleti del burgraviato per la raccolta della frutta) è indagata con l’ipotesi di accusa di omicidio volontario, con inevitabili aggravanti che sulla carta potrebbero far rischiare una condanna all’ergastolo.

In realtà è molto probabile che l’accusa pubblica decida di derubricare il capo d’imputazione in infanticidio facendo esplicito riferimento alle condizioni di «abbandono morale e materiale della donna connesse al parto» come richiesto dal codice per quel tipo di reato. la differenza, sotto il profilo penale è enorme perchè l’omicidio volontario presuppone la fredda e lucida determinazione nel togliere la vita mentre l’infanticidio fa riferimento ad una donna sconvolta ed in condizioni di abbandono «morale e materiale» (e la condanna prevista è sino ad un massimo di 12 anni di reclusione).

Sino ad oggi la donna inquisita non è mai stata in grado di ricostruire nel dettaglio davanti al giudice il dramma vissuto. i suoi ricordi si sono sempre fermati qualche minuto prima della drammatica soppressione del neonato ma le cure psicologiche che ora la donna ha concluso hanno cambiato la situazione. la giovane mamma (che ha già un figlio in romania) ha recuperato serenità e anche recentemente - nelle ricostruzioni del dramma - ha sempre sostenuto di non essere stata aiutata da nessuno. la donna ora vive a ferrara, in casi di amici e parenti. ha trovato un piccolo lavoro per riuscire a tirare avanti, pare non intenda tornare in romania e che abbia fiducia di poter far emergere la verità nel processo che dovrà affrontare. la procura dovrebbe concludere l’inchiesta entro poche settimane dopo aver ottenuto anche l’esito di una serie di accertamenti medico legali affidati al ris di parma (il reparto investigazioni scientifiche dei carabinieri) soprattutto in relazione alle modalità di soppressione del piccolo. come si ricorderà l’autopsia disposta dal procuratore axel bisignano aveva svelato che il neonato era morto soffocato ma aveva anche indicato che che il soffocamento non sarebbe stato provocato da fattori occasionali (come un’improvvisa occlusione delle vie respiratorie). «non c’è nulla che ci possa far pensare ad una fatalità - aveva detto ieri il procuratore aggiunto - l’autopsia ha rivelato che il bambino è morto asfissiato perchè qualcuno gli ha impedito di poter respirare». la placenta ed il cordone ombelicale del neonato (abbandOnato ormai privo di vita in un cespuglio sopra lana) non furono mai trovati.

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