Nessun mistero a Vipiteno: per il camionista morte naturale

Il decesso è da attribuire a cause naturali. Le due ferite evidenti rilevate nella zona dell'addome non sono state provocate da un'arma da taglio ma sono conseguenza della decomposizione in fase avanzata del cadavere



VIPITENO. Nessun mistero per la morte del camionista ungherese rinvenuto nella cabina di guida di un camion ieri mattina in un parcheggio per Tir nella zona di Vipiteno. Il decesso è da attribuire a cause naturali. Le due ferite evidenti rilevate nella zona dell'addome non sono state provocate da un'arma da taglio ma sono conseguenza della decomposizione in fase avanzata del cadavere. Il corpo privo di vita del camionista è infatti rimasto per quasi quattro giorni all'interno della cabina di guida ad una temperatura elevata.

Al momento del decesso l'uomo stata probabilmente dormendo. In precedenza aveva accesso l'impianto di riscaldamento, rimasto attivo per tutti e quattro i giorni. La decomposizione del corpo a seguito del grande caldo ha provocato l'apertura di ferite con fuoriuscita di sangue in quantità rilevanti. Stamane in Procura, il sostituto Luisa Mosna ha sentito in qualità di persona informata sui fatti il titolare ungherese della ditta di autotrasporti per la quale lavorava la vittima. Confermato che il camionista deceduto aveva con sè due telefoni cellulari, rinvenuti dalla polizia nella cabina del camion.













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