Le norme

Nidi e obbligo vaccinale, allarme sui servizi a rischio 

Dal 15 dicembre l’obbligo di vaccinazione riguarderà, tra gli altri, anche il personale del settore della prima infanzia, Si calcola che circa il 10% non sia immunizzato. L’assessora Deeg: «Più delle sospensioni ci preoccupano i licenziamenti; nelle Rsa sono già 230»


Antonella Mattioli


BOLZANO. Non c’è ancora la certezza, perché i dati sono coperti dalla privacy. Ma basta il semplice sospetto che circa il 10% del personale non sia vaccinato, per creare allarme tra coloro che gestiscono i servizi per la prima infanzia.

Dal 15 dicembre l’obbligo di vaccinazione già previsto per sanitari, tutto il personale delle Rsa e servizi di assistenza domiciliare, si estende anche agli amministrativi della sanità, personale scolastico, forze di polizia, militari e asili nido appunto. Finora a tutti bastava il Green Pass base che prevedeva anche il tampone. Ma dal 15 dicembre il test non sarà più sufficiente.

Più che condivisibile e inevitabile la scelta di estendere l’obbligo vaccinale difronte al preoccupante peggioramento della pandemia, ma a preoccupare sono le conseguenze. Si teme che si aprano buchi - per non dire voragini - negli organici. Una riduzione dei servizi per la prima infanzia creerebbe enormi problemi alle famiglie ed in particolare a tutti quei genitori che lavorano e - causa lockdown dei mesi scorsi - si sono “mangiati” già tutte le ferie e i permessi.

Per avere le dimensioni dei servizi per la prima infanzia, bisogna guardare i numeri. In Alto Adige sono circa 5 mila i piccoli affidati dai genitori alle cure dei 14 nidi distribuiti soprattutto nei centri principali; 100 microstrutture e 250 Tagesmutter. A Bolzano ci sono 10 asili nido gestiti da Assb e 10 microstrutture, convenzionate con l’Azienda e gestite da tre coop , frequentati da 450-460 bambini.

«Finora - ricorda la direttrice di Assb Liliana Di Fede - era sufficiente che il personale fosse in possesso del Green Pass, ma dal 15 servirà la vaccinazione. Speriamo siano solo eccezioni coloro che non ce l’hanno, perché altrimenti ci troveremo in grosse difficoltà». La direttrice e il suo staff stanno lavorando ad un piano B per fronteggiare l’eventuale emergenza: «Pur di garantire i servizi impiegheremo anche i jolly e le coordinatrici. Siamo inoltre alla disperata ricerca di personale, penso in particolare alla figura delle educatrici, che in questo momento non si trova».

Ancora più che il capoluogo, a preoccupare è la situazione che si potrebbe venire a creare in periferia, negli asili nidi, nelle microstrutture e con le Tagesmutter.

«Dal 15 dicembre - ammette l’assessora Waltraud Deeg - ci potrebbero essere dei problemi a garantire i servizi. Il mio timore è che anche per quanto riguarda la prima infanzia si verifichi ciò che sta avvenendo nelle case di riposo, dove - da quando è scattato l’obbligo vaccinale - su un totale di 5000 dipendenti - ci sono state 112 sospensioni, ma la cosa più preoccupante è che si sono licenziati in 230».

Chi si licenzia è così ricco da poter vivere senza lavorare? «Semplicemente - spiega l’assessora Deeg - trovano lavoro nei settori in cui basta il Green Pass base, ovvero è sufficiente anche il tampone. Temo che chi sceglie il licenziamento, difficilmente un giorno tornerà nelle case di riposo».

Per cercare di fronteggiare la probabile emergenza che si creerà nei diversi settori in cui scatterà l’obbligo vaccinale, nell’ultima ordinanza presidenziale si prevede che sia nei servizi sociali che nei servizi a favore delle famiglie si possano consentire deroghe alle ordinarie procedure di selezione e ai requisiti generali previsti per l’ammissione al pubblico impiego, ma comunque nel rispetto - si legge nell’ordinanza -dei relativi requisiti professionali, nell’assunzione provvisoria del personale sostitutivo o aggiuntivo, anche fuori dalla pianta organica. «Se vogliamo garantire i servizi - dice l’assessora Deeg - probabilmente dovremo concedere qualche deroga anche sul profilo professionale di chi viene assunto a tempo determinato. In caso contrario, ci saranno situazioni -un esempio potrebbe essere Bressanone - dove rischiamo di chiudere metà asilo nido».

In una nota interna dell’Asl si ricorda che dal 15 dicembre, quando l’obbligo vaccinale sarà esteso anche al personale amministrativo della sanità, chi non ha concluso il ciclo vaccinale (doppia dose) verrà sospeso.













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