«Non cucineremo più due piatti diversi per una tavola unica»

Rösch: per tedeschi ed italiani le scelte si faranno insieme «Sulla democrazia diretta coinvolgere anche il M5S»


di Giuseppe Rossi


MERANO. Da ieri è lui il primo cittadino di Merano. «Sulla sedia del sindaco - scherza Paul Rösch al termine del primo atto ufficiale in Comune - mi sono seduto per un attimo, ma solo per fare una foto. Le responsabilità, quelle sì, Günther Januth me le già passate. Ma un attimo, non mi faccio tirare per la giacca da nessuno. Affronterò tutti i passaggi con la giusta calma». Paul Rösch, 60 anni, cittadino di Merano e del mondo, etnologo, curatore e direttore di musei è il primo sindaco tedesco non Svp della storia in riva al Passirio.

Rösch, come si sente?

«Bene, molto bene, soddisfatto e molto contento del successo ottenuto».

È lei che domenica i cittadini hanno premiato, più che il suo partito?

«Non solo me, ma la squadra che mi ha accompagnato. A differenza del mio avversario, anche l'altra sera solo in consiglio comunale a congratularsi con me per il mio successo - un gesto che ho apprezzato - mi sono sempre sentito circondato da un gruppo che lavora con me».

Però è innegabile, il salto di qualità ai Verdi lo ha fatto fare lei.

«Gli elettori hanno apprezzato la mia creatività, i valori su cui continuo a puntare, prima di ogni programma o di ogni progetto».

A proposito di lavoro, da oggi si inizia.

«Una delle cose che sono abituato a non fare è quella di farmi sopraffare dal tempo e degli impegni. Sul fronte del Comune per primo incontrerò il segretario generale. Ho tanto da imparare, tutto è nuovo per me in municipio, ma la cosa non mi spaventa».

E poi ci sarà da formare una maggioranza per governare la città?

«Penseremo anche a quello. Per prima cosa formeremo un gruppo di lavoro ristretto guardando alla nostra squadra, poi sentiremo tutti, dico tutti i partiti. Penso che l'incontro con il Movimento 5 Stelle, ad esempio sarà molto interessante».

Perchè, sindaco?

«Loro sono molto preparati sul tema della democrazia diretta. Li voglio coinvolgere perchè le idee non hanno un marchio, se sono buone, restano buone chiunque le proponga».

Un ragionamento sembra una predica a chi ha gestito in questi anni il consiglio comunale, non le pare?

«Ne sono certo, in questi mesi mi sono state raccontate tante cose e forse chi ha perso, oggi paga anche questo comportamento».

Le consultazioni. Partirà dalla Svp, il grande sconfitto?

«Penso che con loro attenderemo una settimana. Prima credo che abbiano bisogno di tempo per fare una sorta di resa dei conti interna. Dobbiamo trovare un interlocutore che parli per tutti e non per una fazione. All'esterno sembrano tutti uniti, in realtà non è così e questo risultato acuirà la situazione. La Sammelpartei si è sfasciata su quelle diatribe interne».

Della pari dignità lei ha fatto una delle sue bandiere in campagna elettorale.

«Sarà il mio pensiero guida anche da sindaco, mi creda».

Pari dignità è sinonimo di interetnicittà?

«Anche, ma non solo. In questo momento penso alla pari dignità dei cittadini della periferia rispetto al centro di Merano».

La rappresentanza italiana resta però un tema con una lista composta per sette ottavi da persone di madrelingua tedesca.

«Anche se quelli che lei chiama italiani non sono numerosi in prima linea, sono dietro, nel gruppo che continuerà a lavorare al mio fianco. Nessuno deve aver paura. Ho scelto di non candidarmi con la Svp proprio per questo motivo, loro non potevano garantire pari dignità a tutti gruppi linguistici. E cambieremo la logica delle scelte».

In che senso, sindaco?

«Non cucineremo più due piatti in cucine diverse, una italiana e una tedesca, per poi apparecchiare una tavola unica. Creeremo le idee e le scelte assieme, per i cittadini, qualsiasi lingua parlino. Lo stile nuovo di fare politica non si ferma alla campagna elettorale, vedrà».













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