Non emetteva scontrini ai clienti. Il giudice: «Giusto licenziarlo»

Il tribunale civile respinge il ricorso del lavoratore che aveva ignorato diversi richiami. Era impiegato alla stazione di servizio di Laimburg Est. «Ha danneggiato la reputazione dell’azienda»


di Mario Bertoldi


BOLZANO. «La mancata emissione anche di un solo scontrino fiscale è un fatto grave». Con questa motivazione di fondo il giudice del lavoro Eliana Marchesini ha confermato e dichiarato legittimo il licenziamento disposto dalla «Chef Express Spa», società che all’epoca dei fatti (aprile 2011) gestiva la stazione di servizio Laimburg Est lungo l’autostrada del Brennero.

Il lavoratore in questione (che sarebbe andato in pensione entro un paio d’anni) aveva chiesto il reintegro immediato e la liquidazione dei danni subìti a seguito dell’interruzione del rapporto di lavoro. Cosa gli ha contestato la società di cui l’uomo era dipendente?

Soprattutto di non adempiere alle sue funzioni lavorative con la dovuti diligenza e attenzione. Il dipendente era stato raggiunto in precedenza da una serie di contestazioni disciplinari sempre ignorate. In diverse occasioni la società gli avevano in effetti contestato soprattutto la mancata emissione di scontrini ai clienti in occasione della vendita di merce al minimarket.

In più occasioni vi erano stati anche dei piccoli ammanchi di cassa. La società di gestione dell’area di servizio non è mai riuscita a contestare al lavoratore l’appropriazione delle piccole somme di denaro (dai 15 ai 25 euro) corrispondenti al valore della merce venduta senza emissione di scontrino fiscale. Da canto suo il lavoratore, una volta avviata la causa civile con la richiesta di reintegro, ha sempre negato gli addebiti. Nel corso della causa, però, è emerso che effettivamente il lavoratore aveva omesso, in diverse occasioni, di emettere regolare scontrino fiscale. Il periodo contestato va dal 4 gennaio al 7 marzo 2011.

Una condotta - è stato rilevato nel corso della causa dall’avvocato Filippo Valcanover, legale di fiducia della ditta, «ancora più grave, avendo carattere continuativo». In sostanza il lavoratore è stato accusato di aver creato volontariamente «un grave e ingiustificato nocumento alla reputazione dell’azienda, facendo intendere che la stessa acconsentisse alla vendita di merce senza emissione di regolare scontrino fiscale». Un comportamento grave tanto più se si pensa che la mancata emissione degli scontrini fiscali è severamente sanzionato dalla normativa vigente con la sospensione dell’attività commerciale (nei casi più lievi) e la revoca della licenza (nei casi più gravi). Non ultimo al lavoratore è stato contestato il grave illecito di natura fiscale, messo in atto - tra il resto - con un comportamento continuativo.

La stessa azienda aveva poi sottolineato come non vi fosse traccia delle somme di denaro incassate ma non segnalate con l’emissione degli scontrini.

La giudice del lavoro Eliana Marchesini ha dunque ritenuto il licenziamento legittimo.

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