Non versa soldi per i figli Colpa della crisi: assolto

Aumentano i procedimenti penali per il mancato pagamento degli alimenti Ma se è la conseguenza di mancanza di lavoro, non c’è reato


di Mario Bertoldi


BOLZANO. Gli effetti della crisi si avvertono concretamente anche nelle aule di palazzo di giustizia. La considerazione è del giudice Carlo Busato, presidente della sezione penale del Tribunale di Bolzano. Negli ultimi dodici mesi sono notevolmente aumentati i procedimenti penali a carico di imputati accusati di non aver ottemperato agli impegni assunti in sede di separazione coniugale o divorzio nei confronti dell’ex consorte o dei figli.

In sostanza sono vertiginosamente aumentati i procedimenti penali avviati nei confronti di chi deve rispondere di non aver versato i cosiddetti “alimenti” all’ex moglie o ai figli, nella misura stabilita dal giudice in sede di separazione coniugale. Il mancato versamento dei contributi di sostegno alla famiglia configura il reato di cui all’articolo 570 del codice penale che prevede una pena sino ad un anno di reclusione per chi si «sottrae agli obblighi di assistenza inerenti alla potestà dei genitori» o per chi fa mancare «i mezzi di sussistenza agli ascendenti o al coniuge».

Spesso a segnalare situazioni ormai in conflitto con il codice penale è la Provincia autonoma di Bolzano che solitamente interviene per un certo periodo a sostegno del nucleo familiare in difficoltà. In sostanza a fronte della richiesta di aiuto di una donna separata o divorziata (che si trova improvvisamente a far fronte al mancato versamento dei contributi economici del coniuge separato) la Provincia - sulla base di una disposizione di legge - interviene anticipando le somme che l’ex coniuge non versa segnalando poi alla Procura della Repubblica la situazione e tentando ri recuperare il denaro in sede civile.

Molte volte è proprio sulla base delle segnalazioni inviate dalla Provincia in Procura che viene avviato il procedimento penale. Come detto i processi per violazione degli obblighi di assistenza familiare con in netto aumento a dimostrazione che le situazioni di sofferenza economia si stanno moltiplicando per effetto della congiuntura economica.

«In alcuni casi - rivela il giudice Carlo Busato - ci si rende conto che l’ex coniuge cerca semplicemente di fare il furbo magari perchè mosso da spirito di rivalsa per sentimenti di pesante rancore. In quel caso ovviamente la condanna è inevitabile e chi prosegue con atteggiamenti non rispettosi delle sentenze, finisce alla lunga per rischiare concretamente il carcere».

Sono sempre più numerosi, però, casi radicalmente diversi. «Sì, ultimamente abbiamo avuto diversi casi di ex coniugi che si sono presentati a processo sostenendo di non essere più in grado di far fronte «agli obblighi di mantenimento per aver perso il lavoro, non disponendo più di un reddito fisso e sicuro». Come detto sono gli effetti della crisi e proprio la particolare situazione economica con cui ormai da qualche anno siamo costretti a fare i conti può anche indurre il giudice a disporre una assoluzione piena. «E’ vero che la legge prevede l’obbligo all’assistenza familiare - puntualizza il giudice Carlo Busato - ma è altrettanto evidente che se l’imputato riesce a dimostrare che il mancato versamento degli alimenti non è dipeso dalla sua volontà ma semplicemente dall’impossibilità economica di far fronte agli obblighi, l’imputato può essere assolto». Come è già successo in alcune occasioni quando l’imputato ha saputo dimostrare che il mancato versamento di quanto pattuito era la inevitabile conseguenza della perdita del posto di lavoro e dell’impossibilità di avere a disposizione un reddito certo. «In molti casi - spiega ancora il giudice Carlo Busato - chi si trova in situazioni di questo tipo farebbe meglio a far preventivamente ricorso al giudice civile per rinegoziare gli obblighi economici decisi in fase di separazione o divorzio».

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