l'allarme

Nuovi poveri, assistite 35 mila persone

Ci sono altoatesini in difficoltà, senzatetto e migranti. Valente: «L’ex Alimarket? Sempre meglio che la strada»


di Massimiliano Bona


BOLZANO. La Caritas lo chiama «L’altro Alto Adige» e si riferisce alle 35 mila persone che ha aiutato nel 2016. In questa cifra - che è aumentata ancora rispetto al 2015 - non ci sono solo stranieri, ma anche tanti altoatesini espulsi dal mercato del lavoro, sopraffatti dai debiti o che hanno perso l’affetto delle rispettive famiglie. E sono costretti a bussare a decine di porte per cercare un tetto, un pasto caldo ma anche qualcuno che li aiuti a intravedere la luce in fondo al tunnel. Tra i nuovi poveri ci sono anche «giovani homeless», nati e cresciuti in Alto Adige. Tra loro anche diverse donne tra i 18 e i 24 anni e parecchie over 50. Che si vergognano e «si vivono come degli scarti», ha sottolineato Giulia Frasca di Casa Margaret.

Le strutture e i centri di accoglienza sparsi sul territorio sono 40 e forniscono i servizi più disparati. Inevitabile parlare anche di accoglienza a migranti e senzatetto, compresi quelli rimasti in lista d’attesa nelle giornate in cui le temperature andavano sottozero. «Bolzano - ha sottolineato Paolo Valente, direttore della Caritas - non può certo abdicare dal suo ruolo di capoluogo ma deve essere aiutato dalla Provincia. L’ex Alimarket in via Gobetti? È sempre meglio che la strada. Ma credo e spero che resti una soluzione provvisoria».

Le cifre. Oltre 1.200 persone hanno contattato lo scorso anno il servizio consulenza profughi a Bolzano, il 70% in più rispetto al 2015. I dati sono ancora più eloquenti per la distribuzione dei pasti vicino alla stazione: «Il numero di persone è salito a quota 1.355 con un incremento dell’80 per cento», spiega Franz Kripp, direttore della Caritas. «La ragione principale, ma non la sola, di questo incremento è la presenza sul territorio di diverse centinaia di richiedenti asilo che ancora non hanno trovato posto nel programma di accoglienza statale. Tra i cosiddetti “fuori quota” ci sono anche donne e bambini traumatizzati».

Assistenza economica e abitativa. Trovare un tetto e un lavoro è il problema più grande, soprattutto per gli immigrati. «Le nuove norme adottate nel 2016 in materia di assistenza sociale ed economica in base alle quali per chiedere un aiuto non servono più 6 ma 12 mesi di permanenza costante sul territorio hanno avuto effetti negativi», sottolineano Kripp e Valente.

Nei vari centri di consulenza le richieste di aiuto sono salite del 14 per cento: 2.100 uomini e donne si sono rivolti a Migrantes mentre 1.115 persone hanno bussato alla porta di “Moca” a Merano, il numero più alto di persone assistite negli ultimi cinque anni. Le nove strutture della Caritas per persone senza fissa dimora o con problemi abitativi hanno registrato cifre mai raggiunte (108 mila pernottamenti per un totale di 830 persone coinvolte).

Consulenza per uomini, debitori e centri di ascolto. Anche qui i dati hanno avuto un’impennata. «All’origine di questi nuovi picchi - spiega Guido Osthoff - ci sono problemi relazionali, solitudine, forti pressioni, isolamento ed emarginazione. I problemi fisici o mentali hanno effetti indiretti sui conflitti familiari, sull’indebitamento o su altri aspetti importanti della vita».

Volontari e donazioni. Senza la collaborazione dei numerosi volontari – in totale 5 mila – «questa mole di lavoro sarebbe semplicemente impossibile da affrontare». Nel 2016 10.400 donatori hanno sostenuto il lavoro della Caritas con 3,9 milioni, di cui 767 mila per l’ Alto Adige e 3,2 milioni per progetti d’aiuto fuori provincia».













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