Oberrauch: «Dalle imprese più idee e ricerca di base E servizi alla cittadinanza»

Il ruolo preponderante di ricerca e sviluppo di base, non su cataloghi e prodotti, bensì su materiali e tecnologie future. È la nuova Salewa immaginata da Heiner Oberrauch


Davide Pasquali


BOLZANO. Il ruolo preponderante di ricerca e sviluppo di base, non su cataloghi e prodotti, bensì su materiali e tecnologie future. Condotta non dalla mano pubblica, ma dai privati. Una azienda con responsabilità sociali verso cittadini e clienti, che punta su energie rinnovabili e cibo a chilometri zero. È la nuova Salewa immaginata da Heiner Oberrauch. La nuova zona di espansione a sud di via Einstein ora inizia ad animarsi davvero. Pochi mesi fa, l'insediamento di Technoalpin, importante azienda impegnata nell'industria della neve artificiale. In queste settimane, la Provincia sta terminando di realizzare la rete viabilistica della nuova area produttiva, in maniera tale che possano essere avviati i lavori per la costruzione anche delle altre aziende, cui la Bls ha assegnato i terreni.

La vera novità, però, al momento è il nuovo quartier generale della Oberalp-Salewa. Una sede aziendale innovativa, anche o forse soprattutto per le forti ripercussioni cittadine e provinciali, sia di carattere aziendalistico - economico, sia, per così dire, sociali. Le anticipa al nostro giornale il presidente della società, Heiner Oberrauch. Presidente, la Provincia sta per realizzare un contestato polo tecnologico all'ex Alumix. Voi invece, senza attendere l'ente pubblico, vi siete costruiti un centro di ricerca privato. Come mai? «Le priorità dell'industria moderna sono la ricerca e lo sviluppo. Preciso: di base. Non intendo la ricerca riguardo ai prodotti da mettere sul mercato l'anno prossimo, per i cataloghi. Intendo lo sviluppo di nuovi materiali, nuovi concetti produttivi, nuove tecnologie. Le persone che lavoreranno nel nostro quartier generale si occuperanno di inventare il futuro. Personalmente, sono scettico nei confronti della ricerca fatta dall'ente pubblico. Un po' dappertutto c'è questa moda dei parchi tecnologici. A mio avviso la ricerca devono farsela i privati, con obiettivi precisi. L'equazione: facciamo ricerca che ne avremo dei vantaggi, così, senza saper bene cosa ricercare... Noi siamo un'azienda votata ad alpinismo, arrampicata, outdoor. Sappiamo cosa dobbiamo cercare. La mia impressione, sul polo tecnologico, è che se non lo si riempirà di aziende adeguate, rischia di non funzionare». Quindi, l'ente pubblico dovrebbe starsene fuori? «Salewa fa tanta ricerca, in house, e poi ha sviluppato sinergie importanti con le migliori università, con i grandi centri di ricerca internazionali. La politica potrebbe sostenere con dei contributi, questo sì, specie per le aziende legate al territorio».

A proposito di territorio: c'è chi minaccia di andarsene, dall'Alto Adige. Salewa invece ha scelto un'altra strada, all'opposto. «A mio avviso, l'industria contemporanea è in una fase di profondo cambiamento. La mia filosofia è molto semplice. Un'azienda che va bene ha il dovere di spendersi per il proprio territorio, per la città che la ospita e le ha permesso di svilupparsi. E, possibilmente, dovrebbe realizzare qualcosa anche per ringraziare in qualche modo i propri clienti e naturalmente per mettere a proprio agio i dipendenti. In tal senso credo che con la nostra nuova sede ci siamo riusciti. Intanto, noi viviamo grazie agli arrampicatori, agli alpinisti, a chi pratica gli sport di montagna, soprattutto in Alto Adige. Per questo abbiamo costruito per loro un luogo come la palestra, dove allenarsi tutto l'anno o imparare. Il parco esterno, il bistrò, il laghetto, la palestra fitness per i dipendenti, l'asilo nido interaziendale aperto alla città. Sono i tasselli che costituiscono la nostra visione, di apertura verso la città».

Un luogo dove si producono soprattutto idee, il tutto a misura d'uomo? «Esatto. La zona industriale, com'era qualche decennio fa, non esiste più. Non è più Shanghai, il posto negativo. Sta diventando un luogo di tendenza, dove le aziende saranno aperte verso l'esterno. Per ora in zona non c'è un bel posto per trascorrere la pausa pranzo, nel verde, mangiando cibo sano e leggero, a chilometri zero, magari potendo fare del movimento. Dall'autunno sarà a disposizione di chiunque lavori da queste parti un bel parco». In questo caso è stata importante la collaborazione con l'ente pubblico. «Certo: il terreno sui cui realizzeremo il parco ci è stato concesso dalla Provincia. La palestra verrà aperta al pubblico grazie ad una convenzione col Comune». A proposito, le lungaggini burocratiche vi hanno rallentato? «In effetti si dovrebbero snellire tutte le procedure, sburocratizzando. Ci sono voluti molti più anni ad ottenere tutte le autorizzazioni, che non a costruire la nostra sede. Sei anni di carte, meno di due per il cantiere. Anche per aprire la palestra, siamo stati più veloci degli uffici. La convenzione è stata firmata solo una settimana fa. Ora ci mancherebbe l'abilitabilità. Speriamo bene...».

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