Oltre 600 donne hanno chiesto aiuto nel 2018 

Violenza di genere. Esperti a convegno ieri aI Conventino Heim L’assessore Deeg: «La prevenzione deve partire già dalla famiglia» 



Bolzano. La meravigliosa sala del Conventino Maria Heim, dove ieri mattina s’è svolto il convegno dal titolo “Prevenire e contrastare la violenza maschile sulle donne”, era strapiena. A parlare, nell’antica struttura religiosa, erano stati invitati l’avvocata trentina Elena Biaggioni, vice presidente del Centro Antiviolenza di Trento, lo psicologo Massimo Mery, l’ispettore Francesco Bosi e il sovrintendente capo Paolo Bordin della Squadra mobile della questura di Bolzano. A introdurre i lavori, la vicepresidente della commissione pari opportunità, Donatella Califano. Biaggioni, che è anche coordinatrice del gruppo avvocate D.i.Re, ha illustrato i contenuti della Convenzione di Istanbul, approvata dal Comitato dei ministri del consiglio d'Europa nel 2011 e concepita per prevenire la violenza nei confronti delle donne, favorire la protezione delle vittime ed impedire l’impunità dei colpevoli. Un trattato che, però, come ha sottolineato Biaggioni «ora è sotto attacco, avversata da molti dei paesi europei e spesso non viene applicata in Italia». Eppure, nella convenzione, ha sottolineato l’avvocata, ci sono i principi per contrastare la violenza maschile sulle donne. Più che critica sui contenuti del cosiddetto Decreto Pillon, Biaggioni ha anche spiegato come il “Codice Rosso”, la legge che obbliga le procure ad ascoltare chi sporge denuncia per violenza sessuale o familiare entro tre giorni dalla iscrizione del procedimento, sia un’arma spuntata perché non prende in alcuna considerazione il ruolo dei centri antiviolenza, in cui sono presenti professionisti preparati in grado di ascoltare le vittime e valutare l’effettiva gravità dei casi denunciati, riducendo il problema a una questione tra procure e forze dell’ordine. Le donne trovano ancora troppi ostacoli dovuti alla poca preparazione sul fenomeno della violenza, causati soprattutto da un substrato culturale caratterizzato da stereotipi sessisti, oltre che da pregiudizi nei confronti delle donne, spesso non credute». Biaggioni non ha mancato anche di rispondere a chi afferma che anche gli uomini siano vittime di violenza da parte delle donne. «È vero – ha detto – accade anche questo, ma i dati raccontano in maniera inconfutabile quanto sia enormemente più grande il numero delle donne vittime di violenza».

Massimo Mery, coordinatore dello sportello Caritas “Training antiviolenza per uomini”, ha parlato di un altro aspetto del problema, illustrando “i programmi per gli uomini maltrattaNti” e il percorso che in molti compiono per “guardarsi allo specchio” e prendere atto dei loro atteggiamenti sbagliati.

Bosi e Bordin, infine, hanno parlato dell’impegno quotidiano della Polizia nel contrasto a questo fenomeno, anche con la presenza di una psicologa che segue quotidianamente gli agenti e raccoglie le richieste di aiuto di molte donne. Un fenomeno, quella della violenza di genere, che, purtroppo, anche in Alto Adige, sta facendo registrare numeri in crescita.

La politica

Numeri che ha fornito la Provincia di Bolzano: oltre 600 le donne che, nel corso del 2018, si sono rivolte ad uno dei centri antiviolenza dell'Alto Adige per una consulenza. Più di 400 di loro, lo hanno fatto per la prima volta. Le strutture protette, sempre nello stesso periodo, hanno dato ospitalità a 86 donne e 82 bambini. Cifre pubblicate dall'Istituto provinciale di statistica Astat in uno studio recente. In occasione della Giornata internazionale del 25 novembre, l'assessora alle politiche sociali, Waltraud Deeg, sottolinea l’importanza di rivolgersi alle 5 Case delle donne e ai 4 centri antiviolenza presenti sul territorio. «Non dobbiamo mai girare lo sguardo dall'altra parte quando una donna è vittima di una violenza - sottolinea - e dobbiamo sostenere le strutture che lavorano in Alto Adige su questo tema facendo una grande opera di aiuto, prevenzione e sensibilizzazione su un tema purtroppo ancora di attualità». La commissione provinciale pari opportunità invita a seguire e sostenere le iniziative presenti in Alto Adige e nel resto d'Italia sul tema. Fra queste vi è la campagna “Il posto occupato”, le sedie rosse che stanno ad indicare le vittime di femminicidio. Altro segnale del no alla violenza di genere è il fiocco bianco per ricordare le donne vittime di violenza e sensibilizzare anche gli uomini sull'argomento. «Ritengo necessario dare un segno concreto e visibile - spiega il presidente e assessore alle pari opportunità Arno Kompatscher - la violenza in generale, ma in particolare quella contro le donne, non può essere tollerata dalla nostra società. Tutti noi riteniamo di far parte di una società "moderna", eppure sono sempre troppe le donne che tutti i giorni devono fare i conti con la violenza, soprattutto tra le mura domestiche. Occorre una maggiore presa di coscienza da parte di tutti e bisogna fare tutto il possibile per rompere la spirale della violenza». Deeg ha messo in luce l'esempio del training-antiviolenza organizzato dalla Consulenza per uomini della Caritas, ribadendo l'importanza di “diffondere una cultura del rispetto reciproco e dell'uguaglianza». Attore principale dev’essere la famiglia, visto che è proprio tra le mura domestiche si consumano il numero principale di violenze. «I genitori devono essere in grado di dare il buon esempio - conclude Waltraud Deeg - e insegnare ai loro figli le regole del rispetto. La violenza non deve mai rappresentare la soluzione di nessun tipo di problema».













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