Oltre ai soldi sparivano anche i farmaci 

Fissata il 18 maggio l’udienza per i due dipendenti, l’ex responsabile della casa e il vice. Per entrambi l’accusa è di peculato


di Valeria Frangipane


BOZANO. A sparire non sono stati solo i soldi di un assistito, e altri denari della Caritas, ma anche farmaci. E le due persone accusate di peculato - all’epoca dei fatti e parliamo del 2016 - erano due dipendenti: il responsabile di Casa Emmaus ed il vice. La Caritas - che gestisce da 20 anni la struttura di Laives per la cura e l’assistenza di persone sieropositive e pazienti con Aids, che vive interamente di finanziamenti pubblici - interviene sulla imbarazzante vicenda che vede oggi due dei suoi ex addetti - licenziati già nel 2016 - sottoposti a procedimento penale. Secondo il capo d’imputazione i fatti si sarebbero svolti tra giugno e settembre 2016. Quattro mesi nel corso dei quali - sempre secondo l’accusa - i due dipendenti Caritas avrebbero effettuato diversi prelevamenti dal conto di una persona assistita nella struttura che evidentemente si fidava di loro. E sottratto soldi e medicinali alla stessa Caritas. L’importo complessivo contestato è di 5.550,10 euro ma altre somme, di entità modesta, sarebbero state restituite dai due indagati nel corso dell’inchiesta. Il direttore di Caritas, Paolo Valente, sceglie il basso profilo per tutelare gli ospiti della Casa ma offre massima collaborazione e trasparenza e ribadisce come l’indagine sia partita da una segnalazione fatta alla magistratura dalla stessa Caritas: «Ogni tipo di collaborazione da noi si fonda sulla fiducia e quando questa fiducia viene a mancare lo smarrimento è pesante e fa ancora più male». Come vi siete accorti che sparivano i soldi di un assistito? E sparivano pure i soldi “vostri”? E sparivano anche i medicinali? «L’amministrazione effettua periodici controlli interni durante i quali sono emerse delle incongruenze. Delle mancanze. All’inizio abbiamo pensato che i conti non tornassero e che certe medicine sparissero per un semplice errore, ma purtroppo dopo ulteriori verifiche - ricordo che da noi tutto è “tracciato” - abbiamo constatato come non ci fosse alcuno sbaglio ma irregolarità dovute a comportamenti scorretti e ci siamo rivolti subito alla magistratura». Caritas spiega che i reati contestati sono il peculato (per la sottrazione indebita di denaro a un ospite della Casa e alla Caritas e per appropriamento indebito di medicinali) e l’utilizzo indebito della carta di credito dell’ospite. «Nel 2016 la Direzione, avendo riscontrato delle irregolarità nella gestione della Casa, svolse immediatamente i necessari accertamenti interni e poi investì del caso l’autorità giudiziaria, sporgendo querela. Dopo le indagini della Finanza, la Procura della Repubblica ha chiesto il rinvio a giudizio e il giudice per l’udienza preliminare ha fissato l’udienza per il prossimo 18 maggio. Nell’atto di richiesta di rinvio a giudizio e nel decreto del Gup la Caritas e l’ospite che ha subito i furti risultano “parte offesa”». Valente conclude amareggiato: «Dopo i fatti di cui sopra i due dipendenti sono stati subito licenziati e il team della Casa è stato integrato di nuove persone che operano da tempo con grande professionalità e dedizione. A tutto il team va il grazie di Caritas, degli ospiti e delle loro famiglie. Fortunatamente quel che è successo è un caso del tutto isolato visto che disponiamo di personale la cui professionalità e correttezza è fuori discussione. In questi casi l’attenzione è rivolta in primo luogo a tutelare i diritti e il bene della persona coinvolta, prima ancora dell’immagine dell’organizzazione. Chi compie in modo consapevole atti contro la legge e contro il bene delle persone, è giusto che venga messo di fronte alle proprie responsabilità. Ricordiamo che Casa Emmaus è da vent’anni struttura che svolge servizio di accompagnamento e cura per le persone affette da Aids e Hiv, in collaborazione con il Sistema sanitario provinciale».













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