Covid

Personale non vaccinato, la Sanità altoatesina sotto ricatto

Il direttore generale dell’Asl Florian Zerzer: «Navighiamo a vista». Partite le prime lettere a 333 sanitari che rifiutano di immunizzarsi. Per loro sta per scattare la sospensione dal servizio fino a fine anno. Ma ce ne sono altri 2.238 per i quali sono state avviate le procedure


Antonella Mattioli


BOLZANO. «Navighiamo a vista. In questo momento abbiamo una grandissima difficoltà a programmare. Perché fino a conclusione dell’iter, per via delle disposizioni in materia di privacy, non sappiamo chi sono esattamente i sanitari che non vogliono farsi vaccinare e quindi dove si verificheranno le carenze d’organico». Così il direttore generale dell’Asl Florian Zerzer che guarda con preoccupazione alle conseguenze della forte presenza di non vaccinati anche nella sanità: pochi i medici, sono soprattutto infermieri e ancora di più operatori sanitari degli ospedali e delle case di riposo.

Difficile se non impossibile rimpiazzarli, vista la carenza cronica di questo tipo di personale. A rendere tutto più complicato è il periodo: gli organici già in sofferenza in estate - causa ferie - sono messi sotto ulteriore pressione. A questo si aggiunga che - dopo mesi in cui causa Covid l’attività normale è stata congelata - ci sarebbe bisogno di smaltire l’arretrato e ripartire. E invece - è facile ipotizzare - ci sarà un rallentamento.

Ma il decreto Draghi - e ancora prima il buonsenso - parla chiaro: chi non si è immunizzato, non può lavorare a contatto con i pazienti.

Le prime sospensioni

Dopo un lungo iter burocratico, stanno per scattare le sospensioni o i demansionamenti, dove sarà possibile, dei non vaccinati. Misura che rimarrà in vigore fino alla fine del 2021. Attualmente i sanitari non vaccinati a livello provinciali sono 2.571. Un numero che giustifica le preoccupazioni del direttore generale dell’Azienda.

Per i primi 333 di loro che non si sono presentati alla vaccinazione, fissata direttamente dall’Asl, (su 360 invitati si sono fatti immunizzare solo in 27, ndr), dal Dipartimento prevenzione sono partite le lettere di inottemperanza all’obbligo vaccinale che comporta la “sospensione del diritto di svolgere prestazioni a rischio”. Le lettere sono indirizzate oltre che ai diretti interessati ovviamente, al datore di lavoro, nel caso specifico l’Asl, e agli ordini professionali.

A questo punto l’Azienda deve decidere - e deve farlo rapidamente - se sospendere dal servizio o demansionare chi si ostina a rifiutare la vaccinazione. Non può certo rischiare di lasciare che personale non vaccinato possa continuare ad occuparsi dell’assistenza dei pazienti. Nel frattempo l’Asl cercherà in tutti i modi di convincere gli altri 2.238 sanitari a farsi vaccinare. Seguendo sempre lo stesso iter che prevede prima la contestazione della mancata immunizzazione e poi la fissazione dell’appuntamento. Il passo successivo - come detto - è la sospensione.

La variante Delta

Al momento i casi di variante Delta sono una ventina. I numeri dunque sono bassi, ma il virus e le sue varianti impongono di tenere ancora alta la guardia e di fare l’unica cosa possibile in questo momento: vaccinarsi.

«Sbaglia e rischia grosso - dice Marc Kaufmann, primario della Rianimazione Covid del San Maurizio - chi rinvia la vaccinazione in autunno, in attesa di “vedere come va”. I calcoli con questo virus non valgono; bisogna vaccinarsi tutti e prima possibile, per creare una barriera alle varianti. Non c’è tempo da perdere. Va fatto per se stessi e per gli altri ».

Analogo l’appello di Patrick Franzoni, responsabile sanitario vicario del team Covid: «Solo un’alta percentuale di vaccinati, può evitare in autunno una nuova ondata». Particolare attenzione è riservata al settore del turismo: a chi ci lavora e ai turisti. L’invito è a vaccinare i primi e testare, con tamponi somministrati, i secondi. Intanto proseguono le vaccinazioni nei comuni, in particolare in Val Passiria, Val Venosta, Valle Aurina, Brunico e Valli ladine.

 













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