Ospedale di Merano: ortopedia è in sofferenza

Oltre 4 mesi per una visita. Tac all'addome e duodenoscopica da record


Paolo Piffer


MERANO. Se c'è un reparto dell'ospedale "Tappeiner" che a vista d'occhio è in sofferenza sui tempi d'attesa per le visite specialistiche non urgenti è quello di ortopedia. Basta consultare le tabelle pubblicate con continuità dal sito dell'Azienda sanitaria provinciale (www.sabes.it) per rendersene conto. Messa a confronto con gli altri sei nosocomi altoatesini, l'ortopedia meranese indossa infatti la maglia nera.  Per "farsi vedere" un ginocchio o una spalla bisogna aspettare 4 mesi e mezzo. Poco meno per una visita ad un piede (4 mesi) o ad una mano, in questo caso si scende a 116 giorni. I minori tempi di attesa sono a Vipiteno dove dopo neanche una settimana dalla prenotazione si varca la porta dello specialista.  Va pure detto che all'ospedale meranese i tempi sono ben più rapidi, in alcuni casi rapidissimi, per altre prestazioni. Infatti, è pressochè azzerata l'attesa per una visita chirurgica (primato condiviso con l'ospedale di San Candido) e soli 6 giorni per una tac all'addome. Uno in più per una duodenoscopica. E in questi casi se non è record, sempre guardando agli altri ospedali provinciali, poco ci manca.  Le ragioni di tempi così lunghi possono essere diverse. E' da sottolineare che in Alto Adige non c'è ancora un Centro unico di prenotazione provinciale (Cup), anche se ci si sta arrivando, e questo potrebbe far scendere, forse, i tempi. Forse, perché nel vicino Trentino, dove il Cup funziona da un po', in alcuni casi i mesi passano comunque. Nello stesso tempo, dato che la "circolazione" dei pazienti è ovviamente libera vale la regola, volendo, di armarsi di santa pazienza e controllare in internet l'ospedale dove fare più in fretta, telefonare e, prescrizione alla mano, prenotare.  Pierpaolo Bertoli, sostituto direttore medico dell'ospedale "Tappeiner", è ben consapevole di alcune sofferenze del nosocomio cittadino. E riflette sulle cause, con particolare riferimento a ortopedia. «Innanzitutto - afferma - c'è una grande domanda di visite di carattere ortopedico. Teniamo poi sempre presente che arrivano anche tanti pazienti da fuori comprensorio. Inoltre - prosegue - l'organizzazione del reparto è strutturata in equipe. Cioè ci sono le equipe specialistiche per la mano, per il ginocchio e via di questo passo. Questa organizzazione, se da un lato consente di andare "al cuore del problema", senza cioè passare prima per un consulto ortopedico generale, dall'altra può creare qualche "coda" in più, diciamo così. Stiamo lavorando proprio per tarare meglio questi due aspetti».  Se tutte le prestazioni programmate in campo pediatrico non superano, in quanto ad attesa, le due settimane, come d'altra parte le tac, sono però altri i reparti dove la sofferenza c'è, e in maniera evidente. Per una visita neurologica, si deve aspettare oltre 3 mesi. Come per una colonscopia, e anche qui la maglia nera va al "Tappeiner". In quest'ultimo caso, a San Candido, ad esempio, basta una settimana, a Vipiteno 2, a Brunico 3. Per avere un raffronto, la seconda peggiore è Bolzano con 2 mesi e mezzo. Anche una risonanza magnetica al cranio non scherza: quasi 3 mesi (al pari di Bolzano). Ma qui va sottolineato che non tutti gli ospedali offrono il servizio.  «Per colonscopia - sottolinea Bertoli - si deve sottolineare che lavoriamo in collaborazione con Bolzano e molte prestazioni riguardano i controlli». «L'esperienza dice - riflette il direttore, introducendo un ragionamento di carattere generale - che è necessario intervenire sulla domanda. In altri termini, la figura del medico di famiglia è fondamentale per l'opera di filtro che esercita nella corretta prescrizione delle visite specialistiche». Che hanno quattro livelli di classificazione: urgente, quindi da evadere a "tempo zero", prioritaria (entro 8 giorni), differibile (entro 60 giorni) e programmata, oltre i 2 mesi.  Sul come abbattere i tempi Bertoli afferma che «è importante garantire il turnover dei medici e lavorare perseguenedo il progetto Rao (raggruppamenti di attesa omogenei). Molto importante - prosegue - è poi il rapporto tra medici ospedalieri e di famiglia. Una buona collaborazione può far migliorare diversi aspetti. Anche l'introduzione della libera professione dentro l'ospedale ha aiutato. Certo è che si deve lavorare a monte andando anche verso la costituzione del Centro unico di prenotazione che può concorrere a razionalizzare meglio il servizio».

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