l'allarme

Otto ragazzi suicidi in pochi mesi

In un convegno l’allarme della dirigente scolastica di Brunico, Marlene Kranebitter: «Un disagio che va affrontato»



BOLZANO. «É perfettamente inutile tacere, far finta di niente, non voler vedere il disagio che colpisce i nostri ragazzi». Marlene Kranebitter, dirigente pedagogica del Centro professionale di Brunico, nel corso di un convegno a Bolzano - organizzato ieri dall’Ordine dei giornalisti al Rainerum - ha parlato molto chiaro: «Negli ultimi mesi otto ragazzi - tutti maschi - tra i 16 ed i 22 anni si sono tolti la vita. É successo tra la Pusteria e la Val d’Isarco. Quattro avevano frequentato la nostra scuola. Una questione che ci lascia sgomenti ma che ci induce a reagire. Esiste un disagio profondo del quale però non si vuol parlare, ma noi abbiamo il dovere di rompere il silenzio anche per questo, nei prossimi mesi, abbiamo in programma una serie di iniziative che stiamo perfezionando... stiamo pensando a un Festival per la vita».

La dirigente dal suo osservatorio particolare (è in contatto infatti anche con altre scuole) spiega che la questione è inquietante anche perchè i ragazzi che hanno optato per la scelta estrema erano apparentemente ben inseriti, non problematici, con buoni voti a scuola, una buona vita di relazione, ragazzi che definisce “gentili” e senza alcun problema di cyberbullismo.

Ma allora che succede? «Ho la sensazione che i giovani siano sottoposti a troppa pressione. Per tutto e su tutto. E che non sappiano parlare con nessuno. Poi faticano a capire quale sia oggi il ruolo dell’uomo. Ed è difficile aiutarli perchè i segnali di un malessere radicato e profondo non sono per nulla evidenti. Anzi in tutti questi casi nessuno si era accorto di niente. Neanche gli amici che raccontano del caffè bevuto insieme il giorno prima: “Mercoledì mi ha detto che andava a preparsi per il compito di matematica”. Ma giovedì a scuola non si è mai presentato».

E che il suicidio in Alto Adige sia un tema importante lo conferma anche Roger Pycha, primario del servizio psichiatrico dell'ospedale di Brunico: «Dobbiamo partire dal presupposto che in Alto Adige ogni settimana una persona si toglie la vita e che, giornalmente, ci sono da uno a tre tentativi di suicidio. Numeri tra i più alti in Italia, simili a quelli della Germania, più bassi rispetto ad Austria e Svizzera. Numeri a parte, anche una sola persona morta o a rischio suicidio è già troppo.

Le persone più a rischio - dice il medico - sono i malati psichici o quelli che soffrono di dipendenze. Il rischio di suicidio aumenta per gli anziani, gli uomini, le persone sole (divorziati, vedovi, disoccupati), le persone che soffrono di una malattia incurabile e che stanno attraversando un periodo di crisi. Oggi però sappiamo cosa può aiutare queste persone e parliamo di rapporti sociali positivi e una vita piena di progetti che diano senso all'esistenza». (v.f.)













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