Padri separati, vite tra furgone e garage

Cirimbelli: «Bolzano non è un'isola felice per chi non ha più casa e deve pagare per i figli»


Riccardo Valletti


BOLZANO. Le condizioni spesso penose dei padri separati e divorziati sono ormai diventate argomento di dominio pubblico, tanto che in tv sono diventate trama da fiction, come nel caso della serie "Sarò sempre tuo padre", con Beppe Fiorello protagonista su Rai 2. «La ricca realtà bolzanina non è esente da questo problema - afferma Elio Cirimbelli, direttore del Centro separati e divorziati -. In questi giorni ho contattato Fiorello per chiedergli le ragioni del suo impegno televisivo e mi ha detto che gli sembrava doveroso dare voce a questo fenomeno sociale che si sta espandendo notevolmente».

Bolzano per i genitori separati non è un'isola felice, prosegue il direttore dell'Asdi, «anche qui da noi ci sono persone costrette a vivere in auto o in un garage in seguito ad una separazione». L'Alto Adige ha raccolto tre storie vere (i nomi sono stati cambiati per la tutelare i minori) di padri separati bolzanini. Eccole.

LA VITA IN FURGONE. Giovanni lavora sodo tutto il giorno per tenersi stretto il suo posto da operaio cinquantenne, e quando il turno finisce torna a casa, nel cassone del suo furgone. La ditta per cui lavora ha tagliato gli straordinari per via della crisi e così il suo stipendio si è ridotto a 1.100 euro. Impossibile per lui sostenere un affitto col prezzo di mercato di Bolzano, anche perché sta pagando un mutuo. Giovanni si è separato un anno dopo aver cambiato casa. Quella dove stava con la sua famiglia era troppo piccola, serviva una camera in più per le sue due bambine. Poi il matrimonio è finito, la casa è rimasta a sua moglie e lui sta ancora pagando, con l'aggiunta di 400 euro al mese di mantenimento. «Vivo in un furgone perché è l'unico modo di riuscire a mettere da parte qualche decina di euro al mese - racconta -. Il mio sogno è quello di riuscire un giorno ad avere una casa con due stanze, per avere un posto in cui giocare con le mie piccole». Nel frattempo le sue figlie riesce ad incontrarle in casa della sua ex con tutto quello che la situazione può comportare, «avevo chiesto aiuto all'Ipes ma mi hanno risposto che per i single non c'è niente che si possa fare».

2 DIVORZI, 1 GARAGE. Credere nell'amore per due volte e rimanere scottato in entrambi i casi, succede di rado ma per chi l'ha vissuto le conseguenze sono impressionanti. Con i suoi 54 anni, solo e con uno stipendio sicuro da 1.700 euro, Sergio potrebbe anche essere tranquillo. Lui però vive in un garage, perché dei suoi due matrimoni gli è rimasto un conto salato da pagare, 370 euro per uno e 740 per il secondo, rispettivamente una e due figlie. Ma non bastano, perché la sua corrispondenza è intasata da richieste di pagamento per i corsi e lo sport delle figlie, che regolarmente le ex gli fanno recapitare. «La mia vita ormai si riduce a questo - racconta - pago finché posso e poi aspetto la fine del mese per ricominciare». La paura di perdere la dignità lo immobilizza, «vivo come un latitante, come se dovessi vergognarmi di quello che faccio», chiedere aiuto alle istituzioni è stato inutile, «al Comune ci è mancato poco che si mettessero a ridere, perché credono che lo stipendio che prendo sia mio davvero. Ma così non è».

DUE MINUTI. Prima di varcare la soglia dell'aula, Stefano stava ancora ripassando il discorso che avrebbe voluto fare al giudice che stava per decidere la sua separazione. Dopo due minuti, senza proferire parola, è uscito senza più casa né moglie e con il conto da pagare. «Mi hanno trattato come una pratica di routine - racconta ancora incredulo - non mi hanno fatto nemmeno aprire bocca, mi hanno solo presentato la lista della spesa». Stefano è finito in una camera in condivisione, «questo è come ne sono uscito, con una brandina e un comodino e con il bagno da spartire con altre 4 persone». Senza nemmeno la famiglia a fare da sostegno, arriva prepotente la depressione. «Ho pensato più volte al suicidio - confessa commosso - ma mi ha salvato mia suocera, che mi ha sempre voluto bene, mi ha dato qualche soldo per comprarmi dei vestiti e mi ha trovato un monolocale».

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