Palermo: «Ora va cambiato lo Statuto

Il senatore: «Fermarsi sarebbe un errore gravissimo. Il rischio è trovarsi tra 10 anni a parlare di come spartire i primariati»



BOLZANO. «Abbiamo ottenuto tutto e di più, adesso però non culliamoci sugli allori: mettiamo mano seriamente allo Statuto di autonomia che già oggi è vecchio, perché in questi anni sono cambiate molte cose e riflette una società che non c’è più. Se perdiamo altro tempo, ci ritroveremo fra dieci anni, ma forse anche meno, con un ferro vecchio in mano, a parlare ancora di come spartire i primariati mentre il mondo va avanti». All’indomani dell’approvazione in Senato dell’emendamento all’articolo 39 della riforma costituzionale - operazione per altro non facile in un momento in cui la Riforma della Costituzione riduce drasticamente i poteri delle Regioni ordinarie - il senatore Francesco Palermo dà la sveglia ai politici locali. Il concetto è questo: «Non possiamo cullarci sugli allori».

Scusi, ma con il via libera del Senato non si è blindata l’autonomia in un momento in cui si temeva invece l’ “assalto” di Roma?

«In effetti si è fatto un capolavoro: abbiamo messo in cascina più fieno di quello che potevamo immaginare. Siamo riusciti a blindare l’autonomia da possibili incursioni unilaterali da parte di Roma; far sì che la Costituzione vigente resti in vigore fino alla revisione dello statuto di autonomia; ottenere nuove competenze attraverso un meccanismo più semplice. A tutto ciò si aggiunge la blindatura della parte finanziaria conquistata un anno fa».

E allora qual è il problema?

«Il problema, che forse sfugge a molti, è che non abbiamo più alibi. Adesso non si può non metter mano allo Statuto per paura che, aprendo il vaso di Pandora, “Roma brutta e cattiva che non vede di buon occhio la nostra autonomia”, possa attaccare e depauperare tutte le conquiste fatte in questi anni. Sul versante romano possiamo stare assolutamente tranquilli: la nostra autonomia non corre alcun rischio».

Il rischio secondo lei è l’immobilismo.

«Appunto. Il mio timore è che, dopo quello che è stato vissuto come uno scampato pericolo, si dorma sugli allori. La partita adesso si gioca qui: ogni giorno che passa senza fare nulla, è un giorno perso».

Ma il consiglio provinciale non ha istituito la Convenzione, che ha proprio il compito di elaborare una bozza riguardante la revisione dello Statuto di autonomia?

«Non basta mettere in piedi un organismo, la sensazione è che pochi ci credano realmente. E invece dobbiamo assolutamente prendere in mano i nostri destini, dimostrare di essere maturi per gestire quello che abbiamo ottenuto in questi anni. In una parola non possiamo continuare a rompere le scatole sul Parco dello Stelvio, perdendo di vista quello che è il vero obiettivo».

Come andrebbe cambiato, secondo lei, lo Statuto?

«Dobbiamo creare i presupposti, proprio attraverso la revisione dello Statuto, per avere una struttura istituzionale adeguata a gestire un numero maggiore di competenze. Quel giorno che verrà meno il collante che ha fatto della Svp un partito egemone, ci accorgeremo di avere una macchina inadeguata e crollerà tutto come un castello di carta. Per questo dobbiamo lavorare sulla governance, rivedendo tra le altre cose i rapporti tra Provincia e Comuni, Provincia e Regione. Ci sono realtà che hanno molto meno competenze di noi - come Emilia Romagna e Lombardia - che però sono più avanti di noi per quanto riguarda la governance. Ma senza andare tanto lontani, lo stesso Trentino è più avanti». (a.m)













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