il caso

Parkinson, malati in fuga dall’ospedale di Bolzano

Zendron: «Al San Maurizio cure inadeguate. Consigliamo ai pazienti di andare a Merano, Bressanone, Brunico o a Trento»


di Valeria Frangipane


BOLZANO. «Sono arrabbiata, indignata, avvilita ed amareggiata perchè i malati di Parkinson non trovano all’ospedale di Bolzano il sostegno, le cure, il trattamento e le attenzioni di cui hanno assoluto bisogno». Alessandra Zendron (ex presidente del Consiglio provinciale), presidente (appena riconfermata) dell’Associazione Parkinson parla di una situazione che definisce tragica e chiede aiuto: «Non esiste alcuna prospettiva di soluzione e purtroppo, come ben sapete, i pazienti malcurati si aggravano. Ed è per questo che consigliamo loro di rivolgersi agli ospedali di Merano, Bressanone e Brunico dove gli ambulatori dedicati funzionano e collaborano con le rispettive Fisiatrie, questione che a Bolzano ci sogniamo.

Chi abita in Bassa Atesina può anche decidere di andare a Trento che è riuscita ad imprimere una svolta epocale. Pensate che fino a pochi anni fa i trentini venivano a farsi curare in Alto Adige. Poi nel 2010 sono stati aperti - a Trento e Rovereto - due ambulatori multidisciplinari che funzionano benissimo. Non come qui».

Ricordiamo che lo scorso marzo l’Associazione aveva lanciato la prima richiesta di aiuto.

«I nostri malati - aveva detto Zendron - hanno bisogno dei loro medici, ottimi neurologi, che al momento non ci sono. Va da sè che le visite fissate al San Maurizio sono state sospese a tempo indeterminato». L’Asl a suo tempo si era scusata: «Purtroppo ci mancano medici. Faremo il possibile per garantire ai pazienti l'ambulatorio ma abbiamo molti collaboratori in malattia».

Sono passati più di due mesi e la questione - se possibile - si è aggravata. «Sì è peggiorata. Possiamo dire che l’ambulatorio non funziona, ci lavorano due specialisti che devono seguire circa 1.500 pazienti e non ce la fanno. E così i tempi per accedere alle visite sono lunghissimi ed assolutamente inadeguati. Purtroppo nel frattempo ci risulta che se ne sia andato Peter Pramstaller che seguiva l'ambulatorio dedicato, che è anche direttore del Centro di biomedicina dell'Eurac e si sarebbe spostato lì. E ci ha salutato Bruno Bonetti che dal 2015 era primario di Neurologia ma che ha vinto il concorso a Verona e se ne è andato. Insomma siamo rimasti soli ed i malati sono abbandonati a se stessi. Il San Maurizio sconta risparmi che non capiamo oltre ad un evidente disorganizzazione».

Una situazione grave che lascia senza riferimento centinaia di persone colpite da una malattia cronica, grave, e incurabile. I sintomi più noti sono quelli motori (tremito, rigidità, rallentamento generale, instabilità), ma ve ne sono molti altri, assai debilitanti (disturbi del sonno, depressione, dolori, disturbi della deglutizione e affievolimento della voce, sindrome delle gambe senza riposo, ecc.). Nelle fasi avanzate sopravvengono apatia, allucinazioni, discinesie (movimenti involontari). Giusto evidenziare che non tutti i pazienti hanno gli stessi sintomi, e il decorso della malattia è molto diverso da persona a persona.

«All'ospedale di Bolzano però siamo ben lontani dal garantire le cure necessarie. Non esiste un team multidisciplinare, né un percorso di trattamento fisioterapico. Nelle fasi avanzate e nel caso di pazienti atipici non esiste né cura né un'assistenza adeguata per i malati e le loro famiglie, che spesso sono sopraffatte dal peso di un'assistenza 24 ore su 24 e dalla mancanza del necessario intervento medico. L'Associazione fa il possibile, ma siamo consapevoli che, senza un cambiamento profondo nella Sanità pubblica, la condizione dei malati di Parkinson nella nostra ricca provincia rimarrà molto critica. Tra il resto ricordiamo che in nel resto d’Europa parte delle cure viene fatta in degenza, da noi esiste solo la cura in ambulatorio che però a Bolzano nemmeno funziona».













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