Pd in rivolta per l’arrivo di Elena Artioli

Oggi riunione in piazza Domenicani ma su Facebook è guerra aperta. Tommasini: «Non si cambiano i partiti come le mutande»


di Riccardo Valletti


BOLZANO. Nel Pd ormai è piena bufera. Nell’attesa di discutere, si prevede in maniera abbastanza accesa, intorno al tavolo della riunione straordinaria di direzione del partito prevista per oggi, i “pezzi da novanta” dei democratici sfogano la loro ira sui socialnetwork, e nessuno si preoccupa di fare sconti. La bomba che è appena deflagrata ha un nome e un cognome: Elena Artioli. Spente le luci alla fine della festa di Castel Presule e ripartito il premier Matteo Renzi, la giornata resterà negli annali come quella della bomba che rischia di minare le fondamenta di piazza Domenicani: la consigliera provinciale (ex Svp, ex Lega ma eletta anche con i voti di Forza Italia) nel ruolo di coordinatrice provinciale dell’associazione Liberal PD, l’unica riconosciuta e organica al partito.

Una nomina di cui, a giudicare dai post su Facebook e Twitter, nessuno sapeva nulla. «Calata dall’alto - afferma la segretaria Liliana Di Fede - commettendo un errore nel metodo e nei tempi; a Roma non sanno chi sia e non sono al corrente dei fatti locali. Chiederemo dei chiarimenti su questa decisione che non ha fatto altro che scatenare subbuglio in tutto il partito».

Ma “subbuglio” rischia di essere un pallido eufemismo, guardando ai toni spesi sull’argomento. «Non si possono cambiare i partiti come si fa con le mutande», è la sentenza del vicepresidente provinciale Christian Tommasini, evidentemente contrariato dalla nomina, al quale fa eco l’ex segretario Antonio Frena: «Adesso sappiamo che camminare coi maiali in spregio all'islam è molto liberal... Anzi LiberalPD». Il riferimento è all’iniziativa di propaganda avviata dalla consigliera all’apertura di una moschea in via Macello in zona Piani, che prevedeva anche la partecipazione dell’eurodeputato Mario Borghezio. Iniziativa ripresa in tono di critica da più voci, tra le quali quella di Chiara Pasquali, assessore a Bolzano: «Inaccettabile che Elena Artioli possa diventare coordinatrice di Liberal Pd. Sono del Pd da quando è nato e mi riconosco nei valori che sono alla sua base. Chi ha condiviso come esponente politico altri percorsi e principi razzisti e antidemocratici non può entrare nel Pd».

A far pesare il suo “disappunto” ci pensa anche Carlo Bassetti, che negli ultimi mesi si era impegnato a sua volta nella creazione di una delegazione altoatesina dell’associazione insieme ad altri iscritti al partito, e che, racconta su Facebook, aveva già ottenuto otto sottoscrizioni, «sei delle quali si sono trasformate, dopo questa notizia, in una cascata di maleparole». Poi l’affondo: «Questa non è spregiudicatezza è schizofrenia. Io sono un liberale di sinistra. Laicità, temi etici, fine vita, diritti civili, eutanasia, diritti lgbt, matrimonio gay, accoglienza a rifugiati e stranieri. La Artioli cosa c'entra?». Secco anche l’ultimatum di Thomas Demetz e dell’area che fa riferimento a Pippo Civati alla segreteria provinciale, «Da parte nostra c’è la più accesa opposizione a che, attraverso i LiberalPD, la signora Artioli abbia rappresentanza nella segreteria provinciale del partito». Segreteria alla quale, in quel caso, verrebbe ritirato irrimediabilmente il sostegno.

Tenta una difesa della nomina Uwe Staffler, cognato di Elena Artioli e membro della segreteria provinciale del partito, rilanciando sul suo profilo Facebook la vecchia dichiarazione del 1995 dell’allora segretario del Pds Massimo D’Alema, che disse che la Lega era una costola della sinistra. Nella sequela di commenti, Staffler viene indicato come l’eminenza grigia che si cela dietro l’operazione Artioli: l’ufficiale di collegamento che avrebbe presentato il presidente dell’associazione Enzo Bianco alla consigliera provinciale. Uwe Staffler nega tutto, ma la sua iniziativa sui socialnetwork ha avuto l’effetto della benzina sul fuoco, scatenando una ancor maggiore valanga di commenti.

A ribadire la posizione dell’associazione è il vicesegretario nazionale Gianfranco Passalacqua, che rispondendo alle critiche afferma: «Questo è il Pd di Renzi, inclusivo delle diverse anime; la scelta di Elena Artioli si misurerà sulla base di quello che farà d’ora in avanti, non del suo passato». Ma Bassetti non ci sta: «Non ho intenzione di farmi coordinare da lei».

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