Pd, primarie al veleno sulle regole

Il circolo di Brunico contro il ricorso di Bizzo: «Penosa politica di correnti». Randi e Gnecchi: «Evitata una forzatura»



BOLZANO. Le primarie dei veleni. È un Pd più diviso che mai quello che domenica prossima chiamerà iscritti e simpatizzanti a votare per il nuovo segretario, scegliendo tra Liliana Di Fede (sostenuta da AreaDem, cuperliani e civatiani), Luisa Gnecchi (area di sinistra) e Mauro Randi (circoli Renzi). Ieri il deposito delle liste collegate ai tre candidati. Da quelle liste usciranno i 35 componenti della assemblea provinciale, determinando i prossimi equilibri del partito. Il gruppo di Randi venerdì ha messo a segno un colpo importante, ottenendo il riconoscimento delle loro ragioni da parte della commissione nazionale per i congressi locali, che ha dato il via libera allo schema che prevede l’elezione di 19 componenti dell’assemblea nel collegio di Bolzano, 5 a Bressanone, 7 a Laives e 4 Merano. È stata così ribaltata la decisione presa dalla commissione provinciale, presieduta da Sergio Bonagura (che rifiuta di rilasciare commenti), secondo cui a Bolzano spettavano 10 eletti, a Bressanone 12, 8 a Merano e 5 a Laives.

La decisione romana è stata contestata ieri dal circolo Pd di Brunico, tra i quali Cornelia Brugger (candidata vicesegretario di Liliana Di Fede), che ha firmato una durissima presa di posizione contro Randi e Roberto Bizzo, autore del ricorso: «Dieci anni di lavoro per radicare il partito sul territorio e dar voce alle periferie in una visione partecipativa vengono affossati dall’accoglimento del ricorso presentato del mancato assessore provinciale (Bizzo, ndr). Si ritorna al bolzanocentrismo in omaggio ad una penosa, vecchia politica di correnti che vede in Bizzo, Randi e compagni i suoi principali esponenti, appoggiati anche - e questa è una grande delusione - da Luisa Gnecchi». Il segretario Antonio Frena aggiunge: «Bizzo ha visto riconoscere solo una parte del suo ricorso. Voleva scardinare tutto il sistema». Ma Randi replica: «La commissione nazionale ha semplicemente ristabilito le regole. È chiaro che a suo tempo i regolamenti erano stati usati per gestire il partito a proprio uso e consumo». Aggiunge Luisa Gnecchi: «C’è stata una forzatura a livello locale, che è stata sanata». Liliana Di Fede si tiene lontana dalle polemiche: «C’è stata una decisione e la accetto». Sempre sul fronte dei ricorsi si parla di una eventuale azione per fare dichiarare incandidabile Randi. La ragione starebbe nel regolamento della commissione provinciale di garanzia del partito, di cui Randi faceva parte, che prevede che i componenti non possano candidarsi per «qualunque carica interna al partito». Randi replica: «Sono decaduto il 20 gennaio dalla commissione e ho presentato la candidatura successivamente».

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