Pdl, Bertoldi massimalista: «No Alfano»

Bertoldi: «Non starò nel partito del ministro, meglio dividerci». Lillo colomba: «Dobbiamo restare uniti, discutere va bene»


di Francesca Gonzato


BOLZANO. La giunta per le elezioni ha votato ieri la decadenza di Silvio Berlusconi al Senato. In Parlamento o fuori, il Pdl-Forza Italia non può ancora prescindere dal suo leader. O no? Lo scontro epico tra Silvio Berlusconi e Angelino Alfano sul voto di fiducia a Letta, vinto dal vicepremier, fa sentire le sue conseguenze a Bolzano. Non c’è un pensiero unico sui punti principali: il partito deve restare unito o dividersi tra falchi e colombe? Se unito, come? Inutile chiedere da che parte stia la sottosegretaria Michaela Biancofiore. Per Biancofiore ieri difendere Berlusconi dopo il voto della giunta era tutt’uno con l’attacco agli avversari interni: «Mentre i media e alcuni esponenti del Pdl sono distratti da una guerriglia di potere personale e hanno violato con bassezze anche il lutto nazionale indetto per la scomparsa di migliaia di vite umane nei nostri mari, ai danni di Berlusconi - senza il quale non esiste il Pdl , non esiste Forza Italia e soprattutto non sarebbe esistito politicamente nessuno di noi, si sta consumando la più grave ingiustizia della storia della democrazia italiana». Alessandro Bertoldi, commissario del Pdl-Fi e candidato numero 6, non è decisamente una colomba: «Starò con Berlusconi, di sicuro non starò nel partito di Alfano. Non invoco la pacificazione tra le due anime del partito venute allo scoperto dopo un logoramento iniziato almeno un anno fa. Alfano e i suoi vogliono controllare il Pdl e vorrebbero anche impedire che i dissenzienti se ne vadano in Forza Italia. Mi dispiace, no grazie. Insieme a Michaela Biancofiore, Galan, Santanchè e Verdini mi riconosco in un partito liberale conservatore, non in una nuova Dc. Berlusconi non dovrebbe cercare di tenerci insieme a tutti i costi». Ma proprio questo è ciò che si augurano altri bolzanini, primo tra tutti Enrico Lillo, secondo nella lista. È un uomo del dialogo per definizione. Risponde al telefono: «Sapete dove sono? Al corso di mediazione. Sto facendo l’aggiornamento! È ovvio che mi auguro che il partito resti unito, che si riesca a trovare una sintesi tra i due fronti che si sono aperti. Berlusconi ce la può fare: è lui il partito ed è un uomo responsabile». Così Lillo sul blitz di Alfano, i ministri e i parlamentari loro legati: «Alfano ha tirato fuori una grinta nuova, il problema è che lo ha fatto a scapito di Berlusconi. Detto questo, non drammatizzo: ho sempre lamentato che nel Pdl non ci fosse abbastanza discussione. Forse stiamo diventando un partito “normale”. Berlusconi saprà gestire questa svolta». Anche Alex Janes, numero 4 della lista, è per l’unità a tutti i costi: «Non mi è piaciuta la mossa di Alfano, ma non mi auguro una divisione del partito. Vorrei una grande area moderata, più al centro che a destra, in cui Berlusconi può partecipare a pieno diritto. In ogni caso, tra Alfano e Berlusconi, seguirei Berlusconi». Così Bruno Borin (candidato numero 3). «È palese che si è aperto lo scontro sulla leadership. Berlusconi uscirà dal parlamento e si ritaglierà un nuovo ruolo, ma si aprirà un vuoto, che Alfano sembra destinato a riempire. Fase delicata, da gestire cercando di tenere insieme il Pdl».

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