Pedofilia: i bambini accusano il loro allenatore di calcio

Si tratta del preparatore dei ragazzini di una società bolzanina. Ora ha l’obbligo di dimora a Verona Ad incastrarlo le immagini delle telecamere spia piazzate nella sua auto e le conferme delle vittime


di Mario Bertoldi


BOLZANO. Avrebbe approfittato del suo ruolo di allenatore in una società sportiva calcistica di Bolzano per soddisfare, almeno in parte, la suo morbosità a carattere pedofilo nei confronti dei ragazzini che allenava. E’ questa l’accusa che ha portato sotto processo, davanti al tribunale (in composizione collegiale) un trentenne veronese che da qualche anno viveva in Alto Adige. Ora, in attesa della definizione del procedimento che lo vede imputato di atti di pedofilia e di abusi di carattere sessuale nei confronti di due ragazzini, l’uomo ha dovuto abbandonare l’Alto Adige. E’ stato colpito da obbligo di dimora in provincia di Verona (sua terra di origine) e non può - almeno per il momento - tornare in Alto Adige. A mettere nei guai lo sportivo è stato un normale controllo stradale avvenuto un paio di anni fa in piena notte nei pressi di Terlano sulla vecchia statale per Merano. I carabinieri trovarono l’uomo in macchina con tre ragazzini. Era l’una di notte. L’uomo si giustificò affermando che era il loro allenatore di calcio e che li stava riaccompagnando a casa.

Da un controllo sul terminale emerse però che l’uomo aveva avuto in passato un problema di carattere giudiziario per presunti atti di pedofilia in provincia di Verona. Il procedimento si era concluso con un’archiviazione generale però i carabinieri in servizio quella notte segnalarono l’anomalia di quell’uomo, con sospette tendenze pedofile, trovato in auto all’una di notte con tre ragazzini di 12 anni.

La segnalazione non cadde nel vuoto. Su disposizione della magistratura furono avviati accertamenti. Furono sentiti come testimoni una prima volta alcuni ragazzini che giocavano nella squadra di calcio in questione, poi si arrivò ad installare nell’auto dell’uomo alcune telecamere spia con cui si cercò di verificare il reale comportamento dell’uomo con i ragazzini. L’esito di quelle intercettazioni ambientali costituisce oggi uno degli elementi più concreti di accusa assieme alla deposizione degli stessi ragazzini nel corso di un incidente probatorio svoltosi nei mesi scorsi,

Cosa hanno detto i ragazzini? Semplicemente hanno confermato quanto documentato anche dall’audio e dai sonori delle intercettazioni. L’allenatore era abituato ad avere un rapporto un po’ troppo affettuoso con i ragazzini. Li abbracciava, li tirava a sè, dava loro bacini.

Il procedimento penale non ha ancora chiarito se i piccoli giocatori avessero la percezione di subire attenzioni particolari di carattere sessuale dal loro allenatore. Ancora oggi, del resto, la difesa gioca molto proprio sulla mancata definizione certa del comportamento dell’allenatore. Il trentenne veronese sostiene di essere stato frainteso e che il suo comportamento non sarebbe mai stato caratterizzato da una componente morbosa di carattere sessuale. Insomma l’allenatore si difende (come è accaduto in altri casi simili di pedofilia) affermando di essere stato semplicemente molto premuroso e affettuoso nei confronti dei suoi giovani calciatori.

Al processo, che si è aperto ieri con una serie di eccezioni preliminari sollevate dalla difesa, due ragazzini si sono costituiti parte civile con i loro genitori che si sono affidati agli avvocati Ferretti e Tonon. Si tratta di due mini calciatori che avrebbero subìto attenzioni particolari più di altri ed i cui genitori hanno deciso di costituirsi nel processo per chiedere un risarcimento danni, Si tratta di un ragazzino italiano e di un altro extracomunitario. Nelle intercettazioni ambientali dell’inchiesta l’imputato sarebbe stato ripreso in comportamenti e in espressioni verbali del tutto anomali per un allenatore di calcio.

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