Pensione anticipata per i lavori usuranti La proposta Gnecchi

La questione ora è alla commissione lavoro della Camera La deputata: «La Ragioneria sta valutando le coperture»


di Massimiliano Bona


BOLZANO. In tema di lavoro e pensioni Luisa Gnecchi, deputata di lungo corso del Pd, ha una marcia in più. L'ultima proposta, approdata alla commissione lavoro della Camera e che il Governo e l’Inps stanno seriamente valutando, è quella di mandare in pensione prima chi fa un lavoro usurante. Tutto ruota attorno alle aspettative di vita, che sono maggiori di 6-7 anni per chi è laureato o ha comunque una formazione medio-alta rispetto ad un coetaneo con un titolo di studio inferiore e che spesso ha iniziato a lavorare molto prima.

«La richiesta al Governo - sottolinea Luisa Gnecchi - è proprio quella di individuare le professioni e le relative aspettative di vita. Esistono i muratori, gli operai, ma anche i macchinisti dell'alta velocità (secondo uno studio è uno dei lavori più usuranti ndr), ma anche le maestre d'asilo o le assistenti geriatriche. Queste ultime figure, pur rientrando nel pubblico impiego, non possono certo essere comprese tra i lavori leggeri dopo i 60-65 anni».

Il fine ultimo di quest'operazione è quella di favorire l'ingresso dei giovani nel mondo del lavoro senza penalizzare chi ha, dati alla mano, un’aspettativa di vita inferiore. Lo studio citato dalla deputata del Pd è quello di Carlo Maccheroni, del Centro ricerca dinamiche sociali della Bocconi e docente di demografia all'Università di Torino. Dimostra che un laureato di 35 anni di oggi ha un'aspettativa di vita di 7,6 anni in più rispetto ad un coetaneo con un titolo di studio inferiore, mentre per le donne la differenza è di 6,5 anni.

«Il tutto è legato - sottolinea Gnecchi - alla differente gestione della salute e delle condizioni di vita. Non è solo una questione retributiva. Le statistiche dimostrano che la vita media è aumentata per tutti, ma per gli strati sociali più bassi aumenta meno che per quelli più alti. Calcolare le pensioni su dati medi di aspettativa di vita uguali per tutti rischia di creare sperequazioni di trattamento».

É stata fatta una ricerca analoga in Galles: l'aspettativa di vita, dopo i 65 anni, per i professionisti è di circa 18 anni, mentre per un operaio qualificato scende 13.

Sulla questione è intervenuto anche il sottosegretario Massimo Cassano che conferma un'apertura del Governo sul tema: «Per alcune categorie di lavoratori - scrive Cassano - sono già previsti requisiti di accesso al pensionamento più favorevoli, ma la questione merita un approfondimento, in considerazione del fatto che l'attuale sistema pensionistico prevede il progressivo aumento dell'età pensionabile. Serve uno studio condiviso assieme agli altri uffici interessati sotto il profilo tecnico e finanziario e faccio presente che l'Inps ha dichiarato fin d'ora la sua disponibilità ad effettuare un approfondimento finalizzato a valutare la possibilità di diversificare il criterio di adeguamento dell'aspettativa di vita in base alle specifiche caratteristiche dell'età lavorativa».

Gnecchi ha chiesto al sottosegretario tempi certi, anche se il vero nodo sarà la copertura economica: «Bisogna tenere conto delle mansioni, delle qualifiche e della durata dell’attività lavorativa. Ci sono, poi, molte distorsioni da correggere».

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