«Per uccidere è meglio tagliare la gola»

I colloqui intercettati della cellula meranese che si incontrava anche in moschea a Sinigo il venerdì



BOLZANO. Un dialogo intercorso in data 2 agosto 2012 tra Abdul Rahman Nauroz e Hama Mahmoud Kaml (entrambi presunti jihadisti della cellula altoatesina) certifica sia l’effettiva esistenza della cellula di “Rawti Shax” sul territorio italiano quanto appunto l’assistenza tra i sodali. Lo scrive, nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere, il giudice delle indagini preliminari di Roma che riprende gran parte delle intercettazioni ambientali, telefoniche e telematiche effettuate dai carabinieri dei Ros. Le 1217 pagine dell’ordinanza sono uno spacciato impressionante del fanatismo religioso che muoveva anche gli aderenti alla cellula altoatesina. Gli incartamenti dimostrano anche che i due erano preoccupati dell’inchiesta della magistratura italiana di cui erano venuti a conoscenza. Entrambi si rendono conto della gravità della situazione al punto che concordano una linea difensiva in caso fossero fermati ed interrogati. Ed entrambi si dicono pronti a negare i contatti via internet con la rete internazionale del fondamentalismo che alimenta il terrorismo. In alcune interecettazioni anche Hama Mahmoud Kaml si dimostra in qualche maniera smanioso di poter essere coinvolto in qualche operazione concreta della Jihad. «Le indagini svolte su Kaml - si legge nell’ordinanza del giudice romano - hanno fatto emergere lo spessore ideologico e radicale dello stesso, che più volte ha rimarcato il suo convincimento nell’ideologia del mullah Krekar». Significativa in tal senso è la conversazione con un suo ospite al quale racconta che un giorno ha chiesto a Krekar di poter uccidere uno scrittore blasfemo offrendosi di raggiungere anche uno Stato estero per farlo. Solo la volontà in senso contrario del Mullah lo avrebbe fatto desistere. Ma nel corso del colloquio intercettato lo stesso Hama Mahmoud Kaml si dimostra documentato sulla pratica di morte seguita dai combattenti dell’Isis per uccidere «gli infedeli»: «Tagliare la gola - dice - è il modo migliore perché immediata è la morte e quindi la persona non avverte dolore». Il gruppo di fondamentalisti era solito anche frequentare la moschea di Sinigo. In data 4 aprile 2014 la cellula meranese si incontra, all’esterno della moschea (a conclusione della consueta preghiera del venerdì) con il kosovaro Eldin Hozdan, domiciliato a Merano, reduce da un viaggio in Siria ove avrebbe combattuto per lo Stato islamico. Forte della sua esperienza Hozdan convince Kaml a vendere la sua auto per finanziarsi per andare a combattere per l’Isis portando anche la famiglia posto che lo Stato islamico gli avrebbe garantito uno stipendio, un’auto e le scuole per i bambini. (ma.be.)

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