quattro albanesi se la cavano con l’insufficienza di prove 

Pestaggio Sheraton, tutti assolti Sono mancate testimonianze certe

BOLZANO. Non sono bastati cinque anni per individuare e condannare i responsabili del pestaggio messo in atto da un gruppo di giovani stranieri in occasione di una festa d’ inizio estate organizzata...



BOLZANO. Non sono bastati cinque anni per individuare e condannare i responsabili del pestaggio messo in atto da un gruppo di giovani stranieri in occasione di una festa d’ inizio estate organizzata all’Hotel Sheraton di Bolzano la sera dell’8 giugno 2013. A conclusione di un iter processuale piuttosto tormentato, tutti gli imputati sono stati assolti dal giudice Carlo Busato per non aver commesso il fatto. L’assoluzione è stata disposta con riferimento al secondo comma dell’articolo 530 del codice di procedura penale che riguarda l’insufficienza della prova. In sostanza nel corso della complessa inchiesta e del lungo processo non sono emerse testimonianze decisive sul coinvolgimento dei giovani albanesi indicati dagli inquirenti come probabili responsabili del gravissimo episodio di violenza.

In altre parole le persone rinviate a giudizio potrebbero essere state coinvolte nella vicenda per errore, come gli avvocati difensori hanno sempre sostenuto. Non solo. Anche la testimonianza di una delle vittime del pestaggio e di suo fratello presente alla festa si è dimostrata non utilizzabile in quanto la persona indicata come uno dei presunti picchiatori in realtà avrebbe dimostrato di essere stato (quella sera e nell’ora del pestaggio) in un altro posto. Il classico “alibi di ferro” che ha retto sino a conclusione del procedimento penale di primo grado. Per la serata incubo di cinque anni fa allo Sheraton erano finiti sotto processo con l’accusa di lesioni personali gravi Emilian Kodra, Rajmond Prenga , Vilson Vata ed Emirjion Gjonaj. Tutti erano stati accusati di aver colpito alcuni avventori intervenuti alla festa con estrema violenza e senza particolari motivi, se non il proposito di infliggere lesioni anche gravi in una sorta di esplosione ingiustificata di violenza e di odio. Proprio per questo la Procura della Repubblica aveva contestato ai quattro inquisiti due aggravanti: di aver utilizzato come arma un pesante portacenere in metallo e di aver infierito sulle vittime già a terra, colpendole ripetutamente con calci e pugni. Due, come detto, le aggravanti contestate e cioè aver agito per futili motivi e con crudeltà. Per il pestaggio allo Sheraton, però, non sono stati individuati responsabili certi. Uno dei quattro albanesi è stato però condannato per lesioni personali aggravate e minacce gravi in relazione alla seconda imputazione, quella cioè riguardante altri episodi di violenza per un pestaggio avvenuto la sera successiva (il 9 giugno 2013) davanti alla discoteca Exclusiv di Lana. Si tratta di Vilson Vata a cui il giudice ha inflitto nove mesi di reclusione. Alla lettura della sentenza l’avvocato Nicola Nettis, uno dei difensori, ha commentato positivamente la sentenza. «I miei assistiti - ha detto - aveva sempre sostenuto la loro estraneità a questi due episodi di violenza, il processo è stato lungo e complesso ed ha portato giustamente ad una differenziazione netta delle varie posizioni». In effetti, come detto, per i pestaggi davanti alla discoteca di Lana uno degli imputati è stato condannato sulla base di alcune testimonianze che si sono rivelate precise e attendibili. Sono invece mancate le testimonianze certe sui gravi fatti allo Sheraton perchè le uniche testimonianze certe hanno riguardato due soggetti che importunarono una ragazza. Nessuna certezza è invece stata raggiunta su chi, successivamente scatenò l’aggressione. «L’istruttoria dibattimentale - ha puntualizzato ancora l’avvocato Nettis - ha permesso di accertare che i miei assistiti non avevano alcuna responsabilità in ordine a questa vicenda». La sentenza sembra ritenere che siano state individuate dagli inquirenti le persone sbagliate. (ma.be.)

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