Più penalizzati i politici degli anni ’60-’80
Attualmente il consiglio regionale spende 6,5 milioni di euro all’anno per i 170 vitalizi, compresi gli assegni di reversibilità per le vedove. Con il disegno di legge sul ricalcolo in base al...
Attualmente il consiglio regionale spende 6,5 milioni di euro all’anno per i 170 vitalizi, compresi gli assegni di reversibilità per le vedove. Con il disegno di legge sul ricalcolo in base al sistema contributivo si scenderebbe a 5,5 milioni di euro. A rimetterci saranno soprattutto gli ex consiglieri che hanno svolto il loro mandato tra gli anni ’60 e la metà degli anni ’90, quando si versavano contributi a dir poco irrisori. All’inizio i contributi erano appena il 5% dell’indennità, poi sono stati aumentati soprattutto dalla riforma Peterlini, a metà anni ’90, per arrivare, tra il 2008 e il 2013, al 30%. Questo porta al fatto che i consiglieri più anziani o con esperienza politica più arretrata nel tempo ci rimettono rispetto a chi ha svolto il proprio mandato di recente. Ci sono consiglieri con due legislature svolte tra gli anni ‘80 e i primi anni ’90 che passerebbero da 4.127 euro lordi a 2 mila euro mensili. Mentre consiglieri sempre con dieci anni di mandato, ma svolti tra gli anni ’90 e i primi anni 2000, resteranno a quota 4.127 euro. C’è anche chi con più di 20 anni in Consiglio, ma indietro nel tempo, si vedrebbe più che dimezzare il trattamento scendendo sotto i 2 mila euro. E questo sempre perché in base alle norme dell’epoca aveva versato contributi irrisori. I consiglieri con oltre due mandati tra gli anni ’60 e ’80 saranno i più penalizzati: molti di essi vedranno ridursi il vitalizio da 4.127 euro lordi a 1.500 euro. Finora questa differenza non si vedeva, perché il calcolo veniva fatto in base al numero di legislature trascorse in Consiglio e non in base ai contributi versati.
Con il sistema contributivo si rischiava di avvantaggiare chi ha versato molto in tempi recenti, come un ex consigliere altoatesino che avrebbe avuto diritto a 20 mila euro al mese. Ciò è stato evitato introducendo il tetto massimo dei 4.127 euro. La cifra minima prevista è di 1.300 euro.